I nostri preferiti del 2015: musica

Il 2015 di SR è partito con un tuffo nel passato: abbiamo riascoltato il superclassico anni ’90 Jagged Little Pill di Alanis Morrissette. Ricordate?

Il nostro viaggio alla scoperta di artiste italiane di pregio attraverso la canzone del mese si è concluso a giugno; in quei sei mesi vi abbiamo presentato Any Other, Io e la tigre, Giovanna Cacciola, le Enidd, le Naughty Betsy, Fuzzy Colors, e Le Forcina.

Abbiamo parlato di blues con Ma Rainey, Geeshie Wiley e Janis Joplin. Abbiamo fatto un salto nel passato del Nord-Est parlando della vicentina Teresa Rampazzi, madre dell’elettronica.

Ci siamo dedicate alle artiste dell’ultimo minuto parlando di , Angel Haze e Gnučči. Nel corso dell’anno abbiamo esplorato il problema del sessismo nel mondo della musica elettronica, ma abbiamo anche visto che le cose stanno migliorando.

Infine, abbiamo dato un’occhiata ad alcune altre scoperte del 2015 che non avevamo ancora nominato. Eccole qui sotto.

 

Halsey –Badlands
halsey

di Margherita Brambilla

Quest’anno è uscito l’album di debutto di Halsey, Badlands! Gioite con me! Italoamericana, polistrumentista, electropop con una tendenza alle melodie orecchiabili – che, insomma, piacciono a tutti – probabilmente avrete sentito la sua New Americana passare per radio qualche mese fa. Date una possibilità a tutto l’album perché ci sono delle chicche. Guilty pleasures, insomma.

Punti in più, è assolutamente femminista e del tipo di femminismo che ci piace.

 

 

Any Other – Silently. Quietly. Going Away.

di Margherita Ferrari

any otherLa prima volta che sentii dal vivo Sonnet #4, uno dei pezzi poi entrati a far parte dell’album Silently. Quietly. Going Away., Adele Nigro (che abbiamo intervistato a settembre 2014) faceva ancora parte delle Lovecats. A colpirmi fu il senso di rottura ch’esso portava con sé. In un istante, l’inoffensività che certa critica le aveva cucito addosso era stata ridotta a polvere.

Con Silently. Quietly. Going Away., Adele ha ricostruito se stessa come persona dotata di potere, sia a livello sonoro, sia attraverso testi che non si limitano al racconto delle sue vulnerabilità, ma che le pongono come punti di partenza per l’edificazione di nuove fortezze.

 

 

Ryan Adams – 1989

di Martina Ioriatti

ryan adamsAvete presente il plurichiacchierato e pluripremiato 1989 di Taylor Swift? Ecco, dopo nemmeno un anno dall’uscita di 1989, Ryan Adams lo ha rifatto da capo alla sua maniera. Inutile dire che ha creato un capolavoro, scatenando allo stesso tempo enormi polemiche fra i fan della Swift che si sono chiesti a) perché Ryan Adams ha rifatto il disco di Swift? Che bisogno ce n’era? B) Chi diavolo è Ryan Adams? Come osa rifare il disco di Swift? e fra i critici musicali che si sono lanciati in commenti volti ad elogiare Adams sullo stile di “Con la sua versione ha dato un’anima a delle canzoni di gomma”, intendendo forse che da uomo ha dato consistenza alla puerilità femminile e pop di Taylor.

La realtà è ben diversa. Non solo Adams è un fan di Swift, ma il suo disco è lontano anni luce dalla cover “makeover” o sfottò. Adams ha solo fatto quello che ogni musicista vorrebbe fare quando riconosce che un/a collega se ne esce con un disco di pregio: l’ha suonato alla sua maniera perché forse un disco così l’avrebbe voluto fare lui. Inutile dire che il risultato è splendido.

 

Anna Calvi, Sesto Al Reghena 25.07.2015

di Tarin Nurchis

Al termine di ogni pezzo torna timida e composta. Ringrazia con un filo di voce, e senza interagire granché. Aspetta un nuovo attacco. Un altro pezzo. Ed è allora che parte come uno shuttle. Facendo vibrare le corde della chitarra che imbraccia per tutto il tempo come un suo naturale prolungamento. Impedendoci di toglierle gli occhi di dosso. Magnetizzando l’audience con la sua voce angelica e carnale, potente e strisciante. Una gioia. Nonché una lezione di carisma e talento che sembrano qui poter fare a meno della sregolatezza, scapigliata ed egotica.

 

 

Leather Daddy e G.L.O.S.S.

di Sara Antonicelli

leather daddyNel 2015 sono uscite due demo che ho apprezzato moltissimo: quella delle Leather Daddy e quella delle G.L.O.S.S. (Girls Living Outside Society’s Shit). Entrambe le band hanno un suono molto ruvido e lo-fi, ma io sono negata con le recensioni musicali, quindi dirò semplicemente che vale davvero la pena di ascoltarle entrambe e concluderò con un pezzo della canzone più conosciuta delle G.L.O.S.S.:

gloss

They told us we were girls/how we talk, dress, look, and cry/they told us we were girls/so we claimed our female lives/now they tell us we aren’t girls/our femininity doesn’t fit/we’re fucking future girls living outside society’s shit!

 

 

Nahko Bear

di Jennifer Courson Guerra

Ho scoperto la bellissima voce di Nahko Bear per puro caso, mentre girovagavo su Tumblr e qualcuno ebbe la splendida idea di inserire questa meravigliosa canzone come sottofondo del tema. Premettendo che io mi sciolgo facilmente con l’unplugged, ho trovato Nahko non solo interessante per la musica, ma anche per i testi. Nahko è di origini Apache e nelle sue canzoni perora la causa dei diritti civili dei nativi americani. Fa anche parte del collettivo di world music Medicine for the People e potete ascoltarlo nelle Gondola Sessions, una jam acustica sulla cabinovia che porta al monte Aspen.

 

 


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  1. Daniela

    28 Dicembre

    Any other…. notevole!

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