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Buone notizie per le donne nella musica elettronica

La grossa problematica che mi ha accompagnata giorno e notte quest’anno riguarda la musica elettronica, e più in particolare le questioni di genere nella club culture, dalla scarsità di artiste e figure femminili nell’industria agli stereotipi fastidiosi, dai gender bias alle molestie al club. Sono stata piacevolmente sorpresa dallo scoprire in seguito, più o meno per caso, parecchie buone cose che hanno caratterizzato il mondo della musica elettronica nel 2015.

Per quanto riguarda gli episodi di sessismo nella music industry, un punto su cui mi ero fermata a riflettere era la difficoltà di collaborare ed essere solidali tra donne nel settore, in un ambiente prevalentemente maschile come la dance music. La buona notizia, è che esistono sui social network numerosi gruppi di donne che condividono la propria passione e le rispettive esperienze, da Sister a Sound Sculptress, fino a progetti più ampi come female:pressure.

Ma è un collettivo in particolare ad aver attirato la mia attenzione, complice anche l’estetica musicale che promuove: Napgirls. Le Napgirls sono professioniste del business e artiste female-identified, che hanno creato, citando le esatte parole dalla loro descrizione su Facebook, “un collettivo creativo e collaborativo di donne per la promozione dell’uguaglianza di genere nell’industria della dance music”.

Attraverso la loro “Posa del Sonnellino” e solleticando quindi visualmente l’attenzione di un pubblico spesso non consapevole dei problemi di genere nel contesto della dance music, le Napgirls fanno rete tra di loro per scambiarsi offerte di lavoro, sostenere reciprocamente progetti, mettere in contatto label, manager e artiste favorendo quindi mutualmente lo sviluppo delle rispettive carriere.

Tutto era cominciato in modo leggero e disimpegnato, quando la fondatrice Liz Garard – che si è diplomata in Gender Studies con una tesi su “L’oggettificazione e la mercificazione del corpo femminile nella cultura Rave e nel Nuovo Millennio: Peace, Love and #Ravebooty” (cioè un account Instagram con foto di chiappe ai festival, che non mi pare il caso di linkare) – decise di chiedere ai suoi contatti nel settore se avessero voglia di unirsi alla sua gang. Napgirls conta oggi più di 120 presenze ed è una rete in espansione: per farne parte, esiste una Napplication in cui bisogna elencare le proprie competenze proprio come in un curriculum vitae.

A photo posted by Nap Girls (@napgirls) on

Infine, per quanto riguarda le molestie nel club, argomento che era stato trattato su Mixmag all’inizio del 2015 e che poi era rimbalzato su tutti i blog della stampa musicale, è nata una bella iniziativa, creata da cinque ragazze inglesi e scozzesi, femministe intersezionali dichiarate. Girls Against, che sta per Girls Against Harassment on Gigs, è un collettivo nato con lo scopo di sensibilizzare gli attori dell’industria dell’intrattenimento live (quindi promotori, organizzatori, proprietari di sale concerto/club), ma anche il pubblico, sul fenomeno delle molestie durante i gig.

Qualunque cosa che non sia sangue dal naso o occhio nero è difficilmente dimostrabile, o comunque irrilevante agli occhi degli agenti di sicurezza, in un contesto in cui centinaia di corpi sono a stretto contatto tra di loro. “Come fermare un fenomeno come questo?” è stato uno dei grandi quesiti mangiasonno del mio 2015.

Le ragazze di Girls Against sembrano aver definito una linea di azione piuttosto chiara, a riguardo. Dicono: se gli attori del settore simpatizzassero apertamente per la nobile causa attraverso la distribuzione di volantini o spillette durante la serata, o attraverso una dimostrazione di sostegno virtuale sui social network eccetera, e se questi organizzatori riconoscessero e rigettassero apertamente questo genere di comportamenti abusivi, forse le persone ci penserebbero due volte, prima di tenere suddetti comportamenti.Non hanno tutti i torti, no?

Ribadita ancora una volta la mia soddisfazione e la mia positività per un futuro che sembra cambiare in positivo nel mondo della dance music, spero che il 2016 mi riservi altrettante positive sorprese!

 


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