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I nostri preferiti del 2017: personaggi, eventi e ...

I nostri preferiti del 2017: personaggi, eventi e altro pregio assortito

Tra i tanti articoli pregevoli che abbiamo pubblicato nel 2017, vi segnalamo in ordine sparso i vostri (e i nostri) preferiti:

Illustrazione di Marta Cubeddu

 

Women’s March

Di Roberta Ragona

Sembra una vita e mezzo fa, e invece era solo gennaio, quando milioni di persone si sono ritrovate in seguito all’elezione di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti. Una protesta per rivendicare il diritto di accesso alla sanità e ai diritti riproduttivi, per la riforma delle leggi sull’immigrazione, contro le discriminazioni di genere, razziali e religiose. 420 marce organizzate in città diverse degli Stati Uniti e 168 in tutto il resto del mondo, una delle più grandi manifestazioni di protesta a livello mondiale della storia contemporanea. E l’anno stava appena cominciando.

 

Dear Sugars Podcast

Di Marta Magni

La storia è questa: per anni Cheryl Strayed (che è quella che ha scritto Wild, splendido) usando lo pseudonimo Sugar ha risposto alla rubrica delle lettere della rivista The Rumpus. E lo faceva in modo egregio, come potete vedere qui. Poi quella rubrica è diventata un libro, Tiny Beautiful Things, e quel libro adesso è diventato un podcast, che una volta alla settimana prende delle lettere impossibili e le gestisce con incredibile grazia.

Il podcast lo potete sentire qui, e se la dicitura “rubrica delle lettere” vi fa venire in mente brutte cose sul Cioè, ecco, siamo lontanissimi.

 

Danza aerea

di Salomè Sodini

Uno dei buoni propositi 2017 era quello di imparare ad esprimermi con il corpo, oltre che a parole. Così sono arrivata alla Danza Aerea: cerchio e tessuto, un misto di forza, flessibilità e tanti lividi per imparare a guardare il mondo a testa in giù. La fatica c’è, il dolore pure, ma la soddisfazione di imparare a volare e riuscire dopo qualche lezione a fare cose apparentemente impossibili è impagabile.

 

RuPaul

Di Jennifer Guerra

Sono arrivata tardi, tardissimo, ma da quando ho guardato tutte le stagioni di RuPaul Drag Race, il mio universo si è popolato del meraviglioso mondo delle drag queen. Tra pailettes, tacchi vertiginosi e tonnellate di trucco, RuPaul educa centinaia di giovani al rispetto dell’incredibile varietà del mondo drag e queer. La capacità straordinaria di RuPaul di mescolare senza mai scadere nella retorica risate e lacrime di commozione per la liberazione di tutt* è il contenuto televisivo (e non) di cui il mondo intero ha bisogno.

 

Insistence, Andrea Geyer

Di Silvia Lanotte

Se siete a Parigi, fino al 5 marzo non perdetevi alla Fondation Louis Vuitton l’esposizione (consigliatissima) sulla storia del MoMA, dove potrete vedere Insistence, un’opera di Andrea Geyer. Si tratta di un video di circa 15 minuti, che parte della storia di Abby Aldrich, Lilli P. Bliss e Mary Quinn Sullivan, le fondatrici del MoMA, e si allarga ad abbracciare le storie di altre donne degli anni ’20 e ’30, il cui lavoro è stato fondamentale per lo sviluppo dei cambiamenti artistico-sociali degli anni successivi. Geyer si è ispirata appunto dalla mancanza di considerazione per l’opera di queste donne, che è spesso stata fondamentale e “dietro le quinte”: mi è piaciuto moltissimo il lavoro dell’artista, che con un gesto così semplice (è un semplice video in cui posa delle istantanee una sopra l’altra) riesce a far rivevere prepotentemente l’importanza delle sue protagoniste.

 

them.us

Di Margherita Ferrari

Quest’anno Condé Nast ha lanciato them, una testata assai promettente dedicata alla comunità LGBTQ+, in cui si alternano storie di vita, articoli dai contenuti strettamente politici e pezzi dai toni più leggeri. Durante l’autunno ho amato particolarmente What It’s Like to Be a Native Trans Woman on Thanksgiving di Arielle Twist e What Do We Owe Kevin Spacey? di Alexander Chee.

 

Scendere dai tacchi

Di Jennifer Guerra

Per una serie di sfortunati eventi, negli ultimi 3 mesi mi sono trovata a stare fuori casa per circa 13 ore quasi ogni giorno. Questo mi ha costretto a fare un drastico cambio di scarpe: dai miei amati tacchi (indossati principalmente per superare i complessi sul mio corpo non proprio longilineo e slanciato) alle scarpe da ginnastica. Ora non posso fare altro che ringraziare quell’orario tremendo per avermi aiutata a cambiare, letteralmente, prospettiva. Anche senza quei 7 centimetri quotidiani in più, posso vivere le mie giornate serenamente ma, soprattutto, smettere per sempre di avere mal di schiena.


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