I nostri preferiti del 2016: musica

Nel 2016, a SR ci siamo occupate di musica italiana parlando di Chiara Monaldi e ospitando un pezzo di Adele Nigro (front woman Any Other) che parla di come ha imparato a suonare la chitarra.

Abbiamo fatto anche un tuffo oltremanica intervistando la band punk Dream Nails e un salto nel passato parlando della magnifica Connie Converse. Ci siamo fatte un giretto allo Yo! Sissy Festival e respirato aria internazionale parlando del collettivo elettronico Sister.

Infine, abbiamo ascoltato altre nuove uscite 2016 che non avevamo ancora nominato. Eccole qui sotto.

soft_revolution_musica

Illustrazione di Vanessa Farano

Mitski – Puberty 2

di Valeria Righele

Puberty 2 è un album che toglie il fiato. Mitski Miyawaki l’ha registrato in un paio di settimane, assieme al suo amico di lunga data e produttore Patrick Hyland, e ha deciso di dargli questo titolo da blockbuster quasi per scherzo (“ma ho finito con l’affezionarmici”), similmente a quanto aveva fatto col precedente Bury Me at Makeout Creek, intitolato così per una citazione dei Simpson.

Puberty 2 è un album che toglie il fiato, dicevo, per la cura con cui disseziona e racconta la tristezza, il caos emotivo dell’individuo, la perenne tensione tra lo stare bene e lo stare male, la felicità e il suo opposto; sapendo che una non può esistere senza l’altro, che quando sei “su” qualcosa poi ti farà precipitare, e viceversa, come si fa? Mitski, che non ha mai nascosto di soffrire di depressione e ha più volte dichiarato che la musica le ha dato uno scopo per vivere, si dimostra una grandissima autrice, in grado di raccontare le emozioni per immagini come pochi altri artisti della sua generazione (è nata nel 1990).

I’m not happy or sad, just up or down / And always bad

 

Rihanna – Anti

di Miriam Goi

L’unico album che posso ascoltare tre volte di seguito senza mai stancarmi. Rihanna ha una voce così sincera, intensa e imperfetta, che ti fa sentire un po’ come se fossi con lei sdraiata su un divano, ad ascoltare i suoi segreti più intimi. Preparate i fazzoletti per Love On The Brain.

Potete leggere un post più lungo su Anti di Rihanna qui

LOS ANGELES, CA - FEBRUARY 13: Singer Rihanna performs onstage during the 2016 MusiCares Person of the Year honoring Lionel Richie at the Los Angeles Convention Center on February 13, 2016 in Los Angeles, California. (Photo by Christopher Polk/Getty Images for NARAS)

 

Blackpink

di Marta Corato

Se volete che vi spieghi il come e il perché del k-pop ne parliamo in separata sede, ma tutto il mio 2016 musicale è stato definito dalle Blackpink che, dopo anni di training da parte loro e attesa irrequieta da parte dei fan di YG Entertainment, hanno finalmente visto la luce ad agosto 2016.

Il gruppo è composto da quattro ragazze super-mega-talentuose nate tra il 1995 e il 1997, ha un’immagine diversa da quella zuccherosa che viene spesso associata ai gruppi femminili k-pop, fa musica fighissima che pesca da generi diversi e – in breve – mi fa impazzire.

 

Anohni – Hopelessness

di Margherita Ferrari

Il mio disco dell’anno si chiama Hopelessness. Il suo indice tematico: cambiamento climatico, sorveglianza, patriarcato, tortura, guerre asimmetriche, specismo, imperialismo.

Una recensione uscita sul Guardian l’ha definito “il più profondo disco di protesta da decenni a questa parte”.
Sono passati mesi e ancora fatico a processare l’enormità di questo album, che raggiunge il suo obiettivo rifiutando di adeguarsi alla formula tipica del cantautorato impegnato e proponendo invece sonorità da club a cura di Oneohtrix Point Never e Hudson Mohawke. Il parallelo voluto non è quello con le manifestazioni di fine anni ’60, ma con il clima che si respirava durante l’epidemia di HIV e AIDS degli anni ’80, in cui il club era uno spazio di resistenza alla tragedia e all’oppressione.

L’efficacia di Hopelessness, a mio avviso, sta proprio nella prospettiva tutt’altro che scontata di Anohni, una donna trans che da diversi anni ha messo il femminile al centro della sua riflessione, amplificando le voci di chi, nella nostra società, è oggetto di violenze e costretta in posizioni di marginalità.


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