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Ho imparato a suonare la chitarra maledicendo il b...

Ho imparato a suonare la chitarra maledicendo il barrè

Adele Nigro è la frontwoman della band Any Other. Aveva già collaborato con noi in occasione della defunta rubrica “Canzone del mese”, registrando la sua versione di Polar Opposites dei Modest Mouse (ascoltabile qui). Oggi ritorna sulle nostre pagine per raccontarci come ha iniziato ed imparato a suonare la chitarra.

 

di Adele Nigro

Mi chiamo Adele, ho ventidue anni e una delle cose che faccio nella vita è suonare. Suono il sassofono, la chitarra e canto, ma non sono una polistrumentista – e in ogni caso non mi piace definirmi tale. Imparare a suonare non è stato difficile in sé, ma è sicuramente qualcosa che ha richiesto, e tuttora richiede, applicazione costante e pratica quotidiana.

Il mio primo approccio con uno strumento musicale è avvenuto con il sassofono, quando avevo undici anni. Alle medie frequentai per un paio di anni un corso musicale, prima di scoprire alcuni dischi punk, e pensare ingenuamente che le due cose non potessero andare d’accordo: ero brava, ma chiusi il sassofono nella custodia e non lo toccai più fino a qualche mese fa, quando decisi di aiutare una persona che aveva bisogno di una mano per registrare delle parti di sax.

La vera sfida si presentò all’inizio del 2012. Cantavo in un duo con la mia amica Cecilia e facevamo cover – cosa che aveva cominciato a starmi stretta: volevo scrivere delle canzoni, ma non sapevo suonare nessuno strumento “di accompagnamento”, così Cecilia mi prestò una vecchia chitarra classica.

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Illustrazione di Francesca Popolizio

Prima di scrivere dei pezzi miei, dovevo ovviamente imparare qualcosa, e internet mi sembrava un ottimo luogo da cui trarre informazioni su come fare senza dover interagire con altri esseri umani.
Niente studi teorici, scale, percorsi “sensati” all’inizio, solo un sito terribile che si chiama Ultimate Guitar: cercavo gli accordi delle canzoni che mi piacevano, trovavo sul sito le posizioni da fare sulla tastiera della chitarra e li facevo. Non sapevo tenere in mano il plettro, quindi usavo il pollice per fare le pennate.

Non riuscivo a cambiare rapidamente posizione, perciò mi fermavo sempre tra un accordo e l’altro, innervosendomi. Piccole cose, sì, ma suonando un po’ ogni giorno sono riuscita addirittura a cantare e suonare quei tre, quattro accordi insieme. Fino a che non è arrivato lui, l’ostacolo che per un attimo mi ha fatto pensare “No, non sono capace, non ci riuscirò mai, smetto di suonare”: il barrè.

Che tenerezza a ripensarci. Non riuscivo a capire come fare fisicamente. Sembrava impossibile: ci provavo in continuazione ma o suonava male, o mi faceva male la mano – niente tendiniti però, per fortuna – c’era sempre, comunque, qualcosa di sbagliato.
Mi ero davvero buttata giù, fino a che un giorno, completamente a caso, mi è venuto un accordo in questa posizione. Come fosse una sciocchezza, è venuto da sé. Zero sforzi, tutto andava bene.
Sono impazzita, ho scritto una canzone con un si minore e non smettevo più di suonarla.

Ho capito che anche se un obiettivo mi sembrava irraggiungibile, potevo arrivarci con la giusta dedizione. Gli obiettivi di cui parlo, se si è interessat* allo strumento, e più in generale alla musica, diventano molteplici e diversi tra loro: teorici, tecnici, di affinamento del suono, scelta di determinato gear… È un mondo infinito, se lo si somma al fatto che i generi musicali sono tanti, e con la chitarra si possono fare tanti generi musicali.

Ci sono delle cose che ho imparato e che avrei voluto che qualcun* mi dicesse mentre mi avvicinavo allo strumento. Spero vi possano tornare utili in qualche modo:

È normale fare fatica quando si fa una cosa nuova.
Sembra banale, ma non lo è, specialmente se si è circondat* da persone pronte a deriderti (perché ci stai provando, perché non sei un maschio cis bianco etero). Fate le cose con calma e fatele per voi, per il vostro benessere e la vostra salute mentale.

Non esiste un obiettivo unico o univoco da raggiungere.
Siamo persone diverse con capacità, vocazioni, stimoli, interessi diversi. Non c’è uno standard corretto secondo cui fare le cose. Se state imparando qualcosa di nuovo, siete voi a impararlo, non gli altri. Fate ciò che è meglio per voi.

Non date retta a chi dice che per suonare uno strumento c’è bisogno di spendere molti soldi.
Sì, gli strumenti musicali costano, io ho dovuto risparmiare per un po’ prima di potermi permettere quello che ho ora, ma non c’è bisogno di roba costosa o ritenuta “valida” dai più. È il vostro corpo a interagire con lo strumento, e ogni corpo è diverso dagli altri: uno strumento può funzionare con una persona e non con un’altra, e questo non scredita nessuna delle due variabili.

Per me, suonare è in qualche modo un atto di self care. Se per voi è lo stesso, è un atto vostro e vostro soltanto: si svolgerà secondo i vostri modi e tempi, e può capitare che ci siano degli imprevisti, o dei calcoli sbagliati, o che qualcosa non vada. Va bene così.
E anche se lo fate solo come un passatempo, o per qualsiasi altro motivo, abbiate pazienza. C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare – e alla fine è questa la parte divertente.

 


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