Intervista a Eleonora C. Caruso

In questo articolo, Marta intervista Eleonora Caruso, autrice del libro recensito questa mattina da Tarin (se ve lo siete perse, andate QUI)

1) Darla, la protagonista del libro, è una NEET. Credi che questo sia un ritratto veritiero della gioventù italiana odierna, almeno per una parte?
Non sapevo neanche che esistesse la definizione “NEET”, figurati! Il fatto che per me fosse qualcosa di talmente quotidiano da non meritare una definizione è già una risposta, no?

2) Le figure genitoriali nel libro sono descritte come inette o impenetrabili, e spesso sono percepite così negli anni dell’adolescenza. È stato difficile scriverne?
No, non è stato difficile. Io parto dal presupposto che gli esseri umani non vogliano o spesso non possano comunicare, non il contrario. È una specie di rassegnazione che ho, quella di sapere che due persone non potranno mai capirsi totalmente, e chiaramente la sfida sta nel desiderare di provare a farlo lo stesso. I genitori sono esseri umani, esattamente come i figli, e entrambi sono fallibili. Forse se ci levassimo dalla testa l’idea della fantomatica famiglia perfetta che ci hanno instillato, ma che non esiste, ci ameremmo in modo più semplice e ci perdoneremmo di più.

3) Andrea sembra una figura cruciale del libro, eppure la sua voce si sente pochissimo e il suo personaggio si eclissa quasi del tutto da metà libro in poi. Come mai? Volevi renderlo una figura funzionale alla protagonista?
Andrea sarebbe dovuto essere la seconda voce narrante. Certo, un altro problema che non ho anticipato è che Darla aveva la voce talmente forte che qualsiasi accostamento ne sarebbe uscito schiacciato, perché come fai a parlare con una casinista a fianco? Non mi sono limitata a prendere e buttare, però, ho ragionato molto su cosa avrei dovuto trasmettere di Andrea, attraverso Darla, e alla fine ho scelto l’unico percorso che mi sembrava naturale, ossia avrei detto quello che vedeva lei. Andrea è funzionale alla sua maturazione, ma spero che si intuisca che ha una vita, pensieri e sentimenti suoi. Ecco, questa intuizione per Darla è già abbastanza.

4) So che il processo di stesura e pubblicazione ha richiesto qualche anno. Potresti parlarne un po’?
È stata una cosa molto lunga, sì, principalmente per due motivi. Il primo è che, molto semplicemente, io sono insicura. Scrivevo e riscrivevo e riscrivevo senza trovare pace, abbandonando il romanzo per periodi lunghissimi (in cui scrivevo qualcos’ altro) e poi lo riprendevo in mano. Insomma, ho iniziato davvero tardi a proporlo. Poi, a quel punto, il problema è stato farmi notare. L’editoria ha ingranaggi così lenti che la maggior parte delle volte sembrano immobili.

5) C’è qualcosa che è drasticamente cambiato nel corso delle ristesure oppure sei partita con un’idea chiara e quella è rimasta?
L’idea è rimasta quella, ma un cambiamento molto grosso c’è stato, ossia che Andrea – il fratello di Darla – doveva essere la seconda voce narrante. Mi è dispiaciuto toglierlo, è rimasto fino quasi all’ultima stesura, ma la verità è che il risultato è migliore, così è più intimo.

6) Darla è un personaggio di carattere e, nonostante sia portatrice di valori positivi (esilarante l’episodio nel quale dimostra al cugino cosa può insegnare Sailor Moon), non sempre facilmente amabile, o qualcuno con cui si riesca necessariamente ad identificarsi. Come hanno reagito gli editori quando gliel’hai presentato?
Molto bene. In realtà Darla è un personaggio che sta venendo molto amato e di questo non posso che essere felice. Non credo che sia davvero difficile identificarsi in lei, piuttosto è difficile ammetterlo, ahah.

eleonoracaruso7) Prima di approdare alla carta stampata ti sei dedicata per lungo tempo alla scrittura online. L’approccio al libro, in termini di scelte stilistiche più che di temi da trattare, è stato diverso? Credi che la rete ti abbia preparato per un’esperienza del genere? Riscontri differenze significative?
La differenza più grande è quella di partire da zero. Devi costruire molto attentamente la base. Quando scrivi una fanfiction, per quanto complessa o indipendente diventi, ti appoggi sempre alla conoscenza previa che il lettore ha del personaggio. Anche nel momento in cui lo trasformi, in realtà stai sempre richiamando qualcosa che già esiste. Inoltre con le fanfics non hai un limite di spazio, pubblicando a capitoli puoi andare a ruota libera e decidere di volta in volta cosa raccontare, invece un romanzo deve avere un ritmo ben preciso, devi capire di quanto spazio ha bisogno, non meno (perché lo renderebbe mondo) e non di più (perché lo renderebbe palloso). Non è per niente facile, si va per tentativi. Ma mi sento lo stesso di dire che sì, scrivere fanfics ti prepara, e ti prepara molto bene. Lavorare su stili diversi, o sull’ approfondimento dei personaggi e delle dinamiche tra loro, queste cose le ho imparate scrivendo fanfics. Bisogna solo ricordare che sono due cose diverse e lavorare di conseguenza, ecco tutto. Poi certo, c’è il lato positivo assoluto: vieni letto moltissimo.

8) In base alla tua esperienza credi che agli scrittori emergenti, ma in generale qualsiasi giovane che cerchi d’intraprendere una carriera “creativa”, abbia un’effettiva possibilità di riuscita nel nostro paese, oggi?
Mh. Guarda, scappo, ho lasciato il gatto sul fuoco.
No, ok, ti faccio io una domanda: cosa intendi per “possibilità di riuscita”? Perché se intendi “riuscire a mantenersi” ti rispondo “forse sì, ma auguri”.

9) Ho letto che stai lavorando ad un nuovo romanzo. Puoi dirci di cosa tratta?
È un romanzo corale a quattro voci. Hai presente quando ho detto che non si può scrivere un romanzo su ogni personaggio? Ecco, mentivo, ahah.

10) Qual’è l’ultimo libro che hai letto?
La ragazza dai capelli strani di David Foster Wallace, che mi fa fare una gran figura, quindi non aggiungerò che era il suo primo libro che leggevo.

11) Cosa direbbe Darla di Soft Revolution?
Le piacerebbe. Anche lei dovrebbe darsi una calmata, sebbene non sia per niente una ragazza soft. Ci starebbe per dieci minuti, però: meglio i video dei gatti che suonano il pianoforte.


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