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Fumetti per educare alla parità di genere: la stor...

Fumetti per educare alla parità di genere: la storia di Priya’s Shakti

Attenzione: questo articolo contiene riferimenti alla violenza di genere


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Quella che vedete qui sopra è la nuova supereroina indiana dei fumetti, sostenitrice dei diritti delle donne e dell’equità, diventata simbolo della lotta alla violenza di genere in India e nel mondo. Si chiama Priya: devota alla dea Parvati, è una rape survivor, una ragazza sopravvissuta ad uno stupro.

Non possiede superpoteri nel senso canonico del termine; non può rendersi invisibile, teletrasportarsi o sfidare la gravità. Priya è una ragazza comune, a cui è successa una cosa orribile, ma che grazie alla sua perseveranza e il suo coraggio riesce a farsi portavoce di un messaggio di consapevolezza e speranza fondamentale per mettere in moto il cambiamento di cui una società fortemente patriarcale ha bisogno.

Trattate le donne con rispetto, educate i bambini e non abbiate paura di farvi avanti e parlare quando una donna viene maltrattata: questo è quello che ripete come un mantra mentre gira per i villaggi assieme alla sua tigre.

La sua storia è raccontata nel fumetto Priya’s Shakti uscito nel 2014 e seguito dal più recente Priya’s Mirror, online dallo scorso settembre. Entrambi i volumi sono scaricabili gratuitamente sul sito priyashakti.com e disponibili in lingue diverse: tra inglese, portoghese, spagnolo e hindi è incredibilmente presente anche l’italiano (in una traduzione di Mila Fahren – a volte un tantino troppo letterale).

Il progetto porta la firma di Ram Devineni, regista indiano-americano e di un team di autrici e autori che come lui presero parte alle manifestazioni di protesta del 2012, a Nuova Delhi, dopo che una studentessa venne violentata da sei uomini su un autobus e morì qualche giorno dopo in seguito alle ferite riportate. Donne e uomini, ragazze e ragazzi scesero in piazza per manifestare il loro disgusto e la loro indignazione di fronte a questa violenza inaccettabile: quella cultura che intimidiva le donne e le relegava ad uno status di inferiorità assoluta rispetto agli uomini aveva raggiunto il limite; andava cambiata. Priya nacque nella speranza di poter azionare questa metamorfosi.

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Il fenomeno della violenza sessuale affligge l’India con cifre da capogiro (si parla di uno stupro in media ogni 16 minuti); nel resto del mondo, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, oltre un miliardo di donne hanno o avranno sperimentato violenza sessuale nella loro vita, da parte del partner o di sconosciuti. Si va ben oltre il problema dell’impunità: il fenomeno è culturale e l’unico modo per eliminarlo è tramite l’educazione, il dialogo e l’azione sociale.

Devineni ha infatti intervistato molte vittime di violenza che gli hanno “raccontato di non poter ottenere giustizia per quello che era capitato loro, a causa dell’ostracismo delle loro famiglie, della comunità e persino della polizia… Vivono nella costante paura di venire uccise. Questo crea un circolo vizioso, per cui alcuni uomini possono farla franca dopo le violenze”.

Il primo volume (disegnato da Dan Goldman su sceneggiatura del poeta Vikas K. Menon con Devineni) racconta la storia di Priya e della sua Sakti, un termine che nell’induismo indica il potere primordiale dell’universo e nel fumetto è rappresentato dalla tigre che accompagna la ragazza: simboleggia la forza ritrovata dopo che, disperata per quello che le era successo e ripudiata dalla famiglia, si era rivolta alla divina Parvati per aiuto. La divinità dai lunghi capelli neri, una delle più famose del pantheon induista e moglie di Shiva, è sconvolta per quello che le è successo e interviene per incoraggiarla a reagire.

Nel secondo volume (scritto da Paromita Vohra, autrice e insegnante, con Devineni), Priya incontra delle donne vittime di attacchi con l’acido. Devineni ha detto in proposito che “Spesso [coloro che sopravvivono a questi attacchi] sono trattate come infami e tutta la vergogna è riposta su di loro. Il nostro fumetto si concentra su questa ingiustizia provando a cambiare la percezione della gente verso queste donne eroiche”.

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In questo episodio, la protagonista affronta una sorta di Barbablu demoniaco che tiene rinchiuse nel suo palazzo alcune donne sfigurate dall’acido, che ha convinto che l’unico posto sicuro per loro sia quello. Lo specchio del titolo è lo strumento attraverso il quale Priya riesce a far “ricordare” a queste donne chi sono veramente o quello che possono ancora diventare: un’avvocata, una pittrice e molto altro.

Entrambi gli episodi possono essere letti e approfonditi con l’utilizzo della realtà aumentata: tramite un’app (disponibile gratuitamente) i volti delle donne rappresentate portano ad alcuni mini documentari che approfondiscono le storie vere di chi ha vissuto quei traumi e lo stigma sociale in prima persona.

Quello degli attacchi con l’acido è un fenomeno che colpisce 1500 donne ogni anno; per chi vive una violenza simile il recupero è davvero difficile, poiché spesso a depressione e isolamento subentrano anche problemi economici, dovuti alle numerose operazioni di chirurgia ricostruttiva (sulle nostre pagine ne avevamo parlato con l’articolo di Martina).

Le storie vedono la presenza delle divinità Parvati e Shiva: ricorrere alla mitologia induista è stato, a detta del creatore del progetto, naturale, perché in moltissimi villaggi le persone che vivono delle situazioni di ingiustizia si ritrovano spesso sole e hanno solo la preghiera come chance di trovare sollievo. Le divinità da sole, però, non hanno modo di intervenire sui fatti del mondo, perciò sta a Priya e le altre persone produrre il “cambiamento che vogliono vedere”.

Se da un lato questo può sembrare un approccio tendenzioso al problema (perché dovrebbe essere della vittima di uno stupro la responsabilità di cambiare la società?), è pur vero che vedere una sopravvissuta a capo della narrazione è una novità e di certo uno stimolo per chi non ha mai considerato “forte” o degna di considerazione una persona con un’esperienza simile alle spalle.

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In una sequenza del secondo episodio, Priya parla con le donne rinchiuse nel palazzo e dice loro: “Anche io ero come voi, solo che le mie cicatrici non erano visibili. Mi hanno violentata e gettata via, ma ho trovato la forza di non considerarmi più una vittima. È stata dura ma adesso sono di nuovo me stessa… Perché mai dobbiamo nascondere le nostre ferite? Perché dobbiamo nasconderci a causa delle nostre ferite? Qualcuno vi ha deturpate ma voi siete molto più di un semplice viso”. In contrasto con le vignette che mostrano le interazioni violente con gli aguzzini, il candido discorso di Priya riesce nella sua semplicità a rassicurare sul fatto che c’è vita per loro oltre il trauma che hanno vissuto e stanno metabolizzando. È un momento di svolta nel fumetto, che esemplifica al massimo in cosa consista il suo superpotere.

Il target del fumetto sono gli adolescenti, che gli autori sperano di far interessare alle tematiche di genere: “un’età critica in cui si inizia ad imparare come funzionano le relazioni e si sviluppano le proprie opinioni sugli altri”. Le pagine sono ricche di colori, le vignette irregolari seguono linee tondeggianti e sugli sfondi abbondano le texture e i ritocchi fotografici: l’esperienza sensoriale è travolgente, ma la cosa che colpisce di più (soprattutto in un fumetto per giovani) è l’audacia con cui vengono mostrati gli episodi di molestia e infine di violenza cui le donne sono sottoposte, in primis Priya (ma anche la violenza sull’uomo, nel secondo episodio). Quando arriva la tavola in cui viene seguita dai suoi aggressori siamo inermi, come lei, terrorizzati come lei.

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Per ora il fumetto è disponibile solo tramite il sito ufficiale; le poche migliaia di copie stampate (in inglese e hindi) sono destinate alle conferenze e agli incontri educativi presso le scuole.
Priya’s Shakti è partner di Apne Aap Women Worldwide, una onlus che aiuta le ragazze a rischio in India e negli Stati Uniti, fondata dall’attivista e insegnante all’NYU Ruchira Gupta; e di Wevolve, iniziativa internazionale che spera di aiutare i più giovani a sviluppare dei comportamenti sociali sani che riducano i rischi della violenza di genere.

Queste collaborazioni stanno consentendo al fumetto di diventare uno strumento importante per il movimento internazionale di sensibilizzazione alla violenza di genere.
Il video di seguito (che mostra la testimonianza di una ragazza della Art e Design High School di New York che ha partecipato ad uno dei loro laboratori sul fumetto digitale) è un esempio di come sta funzionando il loro lavoro.


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