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La montagna e la natura come rifugio: Heidi

La montagna e la natura come rifugio: Heidi

“Perché stai facendo vedere Heidi alla bimba? È una storia triste!”
“Te non capisci niente! Non ti preoccupare, è bello e le piacerà sicuramente!”

Il tempo ha dato ragione a mia nonna, se molti anni dopo questo dialogo fra lei e mio padre mi ritrovo a scrivere di Heidi, di Clara e di Johanna Spyri, la donna che ha raccontato la loro storia. In realtà, prima di scoprire l’esistenza della biblioteca del mio paesello (e, conseguentemente, del fatto che la storia di Heidi era nata come libro), ho consumato per un paio d’anni la cassetta su cui ero riuscita a registrare il film – mancava il finale, perché mi ero dimenticata di mettere in pausa la registrazione quando c’era la pubblicità, ma non importava, perché tanto sapevo che ci sarebbe stato un lieto fine – e ho passato tantissimi pomeriggi d’estate a vedere l’anime. Quando ho trovato il libro, poi, sono stata messa sulla lista nera della biblioteca, visto che non volevo più riportarlo e lo chiedevo in prestito di continuo.

Mia nonna era convinta che di questa storia mi sarebbero piaciute le caprette, le montagne, i pascoli, il latte e il formaggio – che poi, fondamentalmente, era quello che piaceva a lei. Io per tantissimo tempo non sono stata in grado di spiegare invece che cosa mi piaceva veramente di Heidi, e nemmeno come mai fosse diventato uno dei miei libri-conforto, quelli da rileggere fino alla nausea quando mi sembrava che tutto intorno a me andasse male. Poi, qualche tempo fa, ho deciso di tornare in biblioteca, chiedere in prestito la stessa copia del tempo e tentare di svelare l’arcano.

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Johanna Spyri e Heidi – Illustrazione di Sara Zanello

Il rifugio

La natura svolge un ruolo estremamente importante nella storia di Heidi, in particolare le amate montagne che la nostra eroina rimpiange quando si trova a Francoforte. Heidi non è nata fra i monti e, nonostante chiunque si ricordi della sua storia la pensi come quella di una bambina costretta ad abbandonare la sua casa, il suo mondo, il libro inizia con un’altra separazione: quella della bambina, che al tempo ha più o meno cinque anni, dalla zia Dete che si è presa cura di lei fin da quando è rimasta orfana e – presumibilmente – dal paesino di Bad Ragaz (cantone di San Gallo, Svizzera).

Heidi non conosce granché della montagne, sicuramente non ha mai visto nulla di simile alla baita del nonno (di cui non conosciamo il nome, ma viene ribattezzato il Vecchio dell’Alpe dai suoi compaesani di Dörfli, che un po’ ne sparlano e molto non capiscono la sua scelta di isolarsi lontano dal centro abitato, in una baita sulla cima di un monte) e sicuramente costui all’inizio non ha le idee molto chiare su come comportarsi con questa bambina che sembra essergli piovuta dal cielo, ma la natura compie la sua magia.

Heidi si sente immediatamente a casa, e la stessa cosa accade al lettore del libro. Johanna Spyri ci racconta che dimentica immediatamente la zia Dete, Bad Ragaz e la sua vita precedente, distratta dalle mille novità della sua nuova vita da pastorella e cullata dal famoso vento tra gli abeti che vediamo rappresentato anche a chiusura di molte scene dell’anime che l’ha resa famosa. Le montagne diventeranno, più avanti, anche rifugio e luogo di guarigione non soltanto per Clara Seseman, la bambina di città che non può camminare, ma anche per il resto della sua famiglia.

I bambini si salvano da soli

Un po’ è lo stesso tema che si ritrova ne Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett: a dispetto delle convinzioni dell’epoca in cui sia lei che Johanna Spyri scrivevano, dove i bambini dovevano essere come piccoli adulti, e le attività all’aria aperta venivano viste come potenziali fonti di pericolo, Heidi, Peter e Clara finiscono per educarsi e salvarsi quasi del tutto da soli, esattamente come da soli si salvano Mary, Dickon e Colin.

Heidi a Francoforte soffre terribilmente, non soltanto perché ha nostalgia del nonno e del luogo che pur in tempo relativamente breve ha imparato a considerare casa, ma anche perché sotto la responsabilità della signorina Rottenmeier (che ricorda un po’ Miss Medlock, la governante di casa Craven ne Il giardino segreto) si sente oppressa. L’unica cosa positiva è rappresentata proprio dal rapporto che ha con Clara, la figlia del signor Seseman, vedovo, sempre lontano da casa per motivi di lavoro – non vi ricorda un po’ il signor Craven, che è sempre in viaggio per l’Europa cercando di dimenticare la tragica morte della moglie?

Il rapporto fra le due bambine non parte come paritario, visto che Heidi arriva a Francoforte per diventare la dama di compagnia di Clara (e qui c’è un accenno anche al lavoro minorile, grande piaga all’epoca), ma ben presto le due fanno amicizia e si aiutano a vicenda: non è soltanto Heidi a raccontare a Clara di un mondo che non conosce e a farla sperare nel futuro, ma anche Clara che (insieme a sua nonna, uno dei pochi personaggi adulti positivi della storia) incoraggia Heidi a imparare a leggere – e Heidi, quando finalmente riuscirà a tornare a casa, farà altrettanto con l’amico Peter, pastorello di Dörfli analfabeta come la maggior parte dei bambini del tempo.

Una volontà che smuove le montagne

Heidi viene portata a Francoforte con l’inganno, e non appena capisce che è destinata a rimanerci, non è soltanto il tempo di comprare i panini bianchi e morbidi che la nonna di Peter (da lei adottata come anche sua nonna) può mangiare senza fatica, inizia a cercare un modo per tornare a casa. Nonostante cerchi di mostrarsi grata a Clara e alla sua famiglia, il suo corpo si ribella a questo e inizia a soffrire di sonnambulismo fino a che – fondamentalmente – non riesce a far capire agli adulti l’ingiustizia subita. In più, si adopera anche per convincere il dottor Classen, il medico amico di famiglia dei Seseman, che le montagne sono un luogo sicuro e assolutamente adatto anche per accogliere una ragazzina in carrozzina, come Clara.

Heidi è soltanto una bambina, ma a più riprese mostra di voler essere protagonista della sua storia e di riuscire a scrivere un lieto fine anche per le persone che le stanno intorno – non soltanto Clara, che finisce per guarire e camminare proprio intorno alla baita del nonno (come Colin riesce ad alzarsi in piedi la prima volta proprio nel giardino segreto), ma anche il Vecchio dell’Alpe che grazie alla nipotina ritrova la volontà di avere rapporti col resto del mondo.


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