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Mary Wollstonecraft: il lascito di una ribelle settecentesca

Mary Wollstonecraft nacque a Londra nel 1759 e fu una delle prime persone a sostenere l’importanza (e la necessità) di riconoscere maggiori diritti alle donne. Durante la sua vita le sue idee non furono mai apprezzate, ma questo non la fermò né la fece mai desistere dal promuoverle.

Fin da piccola diede sempre prova del suo carattere determinato: quando l’educazione scolastica fu concessa solo a suo fratello Edward, ad esempio, Wollstonecraft cominciò da sola un percorso di letture e di formazione. Questo percorso la aiutò ad ampliare le sue conoscenze: gli scritti classici e di stampo illuminista contribuirono a nutrire e strutturare il suo pensiero.

Comprese presto l’importanza dell’istruzione e, oltre a criticare fortemente il modello del suo tempo, per un breve periodo mise anche in piedi una scuola, in Inghilterra.

Agì fuori dagli schemi anche dal punto di vista sentimentale: ebbe più di una relazione prima di sposarsi e da una in particolare (quella con Imlay, che le causò parecchie delusioni e la spinse a tentare il suicidio due volte) nacque la sua prima figlia, Fanny. Infine conobbe William Godwin, ed in vista della sua seconda gravidanza decise di sposarlo per evitare le forti pressioni dalla società. Da questa relazione nacque Mary, che conosciamo bene come Mary Shelley, figura chiave della letteratura gotica e autrice del romanzo Frankenstein.

Fu proprio il modo di agire che la rese molto impopolare al suo tempo, nonostante l’importanza e la quantità dei suoi scritti, che variavano da saggi a novelle, passando per racconti di viaggio, traduzioni ed articoli.

A contribuire alla immagine negativa fu proprio William Godwin che, dopo la morte della moglie, pubblicò Memoirs of the Author of “Vindication of the Rights of Woman”, rendendo pubbliche le sue relazioni fuori dal matrimonio, compresa la prima gravidanza. Il quadro che ne fece la mostrò alla società come una donna di facili costumi, facendo sì che anche le donne più erudite si allontanassero dal suo pensiero. Come faceva una donna che aveva avuto una figlia fuori dal matrimonio a dare giudizi sui diritti delle donne e sull’educazione dei figli?

Mary_Wollstonecraft_by_John_Opie_(c._1797)

 

Wollstonecraft non si oppose ai costumi dell’epoca solo nei suoi scritti, ma anche nelle sue azioni. Quando una delle sue sorelle si ammalò di depressione a causa del suo matrimonio e degli abusi del marito, Wollstonecraft la convinse a scappare e a nascondersi, nonostante ciò significasse per entrambe essere fortemente criticate dal punto di vista morale. Ad oggi, Wollstonecraft viene considerata una filosofa dal pensiero rivoluzionario, che ebbe il coraggio di opporsi a molte costrizioni ed affrontarne le inevitabili conseguenze.

 

Sui diritti delle donne

Il primo scritto politico e rilevante di Mary fu A Vindication of the Rights of Men (Rivendiazione dei diritti degli uomini)che si poneva in aperto contrasto con la posizione negativa di Edmund Burke sulla rivoluzione francese, e nel quale Mary cominciò a difendere l’idea di egualità di diritti civili per tutti, donne comprese. Due anni dopo, nel 1792, seguì il suo scritto più importante, A Vindication of the Rights of Woman (Rivendicazione dei diritti delle donne).

Alcune delle battaglie che Wollstonecraft cercò di ingaggiare con questo scritto non sono poi così diverse da quelle che portiamo avanti ancora oggi (in diverse parti del mondo, e con un diverso gradi di difficoltà). Sicuramente la strada che le donne dovevano conquistarsi nel 1700 era più lunga rispetto a quella che ci troviamo di fronte oggi, ma prima di leggere questo scritto la distanza che ci si aspetterebbe dai suoi argomenti è decisamente maggiore di quella che si riscontra.

Lo scopo principale del saggio è contrastare quella che veniva considerata la “natura domestica delle donne”. Wollstonecraft portò avanti le sue idee in modo così agguerrito che non le importò di pestare i piedi in numerosi punti a uno degli scrittori e filosofi più rispettati del tempo, ovvero Rousseau, dimostrando ancora una volta di non volersi fermare di fronte a nessuno. Wollstonecraft infatti espresse apertamente la sua indignazione per le teorie sull’educazione delle bambine e sul ruolo femminile nella società esposti ne l’Emile.

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Illustrazione di Giulia Vetri

 

Per i diritti delle bambine

Uno degli argomenti fondamentali del suo testo infatti è l’educazione: secondo Wollstonecraft, l’istruzione basata su testi scritti solamente da uomini era finalizzata a rendere le donne seducenti, concentrandosi sul loro futuro ruolo in quanto “compagne” o “spose”.

Wollstonecraft lamentò che la scarsa istruzione concessa alle bambine, anche da parte delle madri, mirasse più di ogni altra cosa al raggiungimento di caratteristiche come grazia, tenerezza, delicatezza e raffinatezza del gusto, e non a rendere le proprie figlie esseri umani degni di rispetto. La forza e l’utilità venivano sacrificate alla bellezza e quindi, sosteneva, non c’era altro da aspettarsi che la bellezza diventasse l’unica preoccupazione delle donne adulte.

L’educazione ideale secondo Wollstonecraft quella che renderebbe le bambine il più indipendenti possibili, sia da un punto di vista fisico che psicologico, ed era convinta che le abitudini e le attività che si impongono ai bambini li segnassero profondamente. Quindi perché non lasciare le bambine giocare all’aperto con i loro compagni maschi, senza essere obbligate a nascondere la propria euforia e a stare sedute a chiacchierare sul divano per interi pomeriggi?

Queste abitudini, oltre a segnare le loro future preferenze, ne rovinavano la salute: stare sedute tutto il giorno impediva che diventassero fisicamente forti, non stare all’aperto per mantenere la propria carnagione pallida le rendeva più cagionevoli, fingere di non avere appetito e non mangiare come segno di raffinatezza le debilitava.

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Illustrazione di Giulia Vetri

La preoccupazione di Mary non era rivolta solamente alle ragazze: tacciava degli stessi errori quei genitori che volendo crescere i propri figli come uomini colti e raffinati solo con le letture, non si curavano della loro salute.

Anche se di una gravità completamente differente, in fondo i suoi argomenti non sono molto lontani da alcune problematiche odierne. In un punto Mary criticò addirittura i commenti volgari degli uomini, in una sorta di critica al catcalling in versione 1700:

Deploro il fatto che le donne siano sistematicamente degradate, oggetto di attenzioni triviali da parte di uomini che considerano tali attenzioni un tributo virile da pagare al gentil sesso, quando in realtà essi lo insultano affermando la propria superiorità.

Ad arricchire il suo saggio ci sono le sue opinioni sui matrimoni del suo tempo: trovava deplorevole che le donne sacrificassero il proprio intelletto e le proprie capacità al solo scopo di sposarsi, e credeva che l’unico modo per poter far durare un matrimonio fosse che i coniugi fossero legati da una profonda amicizia. Il testo infatti non si rivolgeva solo alle donne nel tentativo di essere un mezzo di emancipazione, bensì a entrambi i sessi,  sperando in un cambiamento che rendesse i nuclei famigliari più solidi e armoniosi e le coppie più abili ad educare i propri figli.

 

In anticipo sui tempi

A Vindication of the Right of Woman non è solamente una critica ai costumi e alla morale settecentesca, ma in diverse parti anche uno scritto politico: Wollstonecraft criticò severamente il servilismo, non solo quello imposto alle donne nei confronti degli uomini, ma anche quello degli stessi uomini rispetto a ministri o monarchi, mostrandosi di nuovo favorevole alle teorie repubblicane scaturite dalla rivoluzione. Si soffermò poi sul concetto di diritto, che secondo lei implicava necessariamente anche una buona dose di dovere; l’errore non stava nell’aspettarsi il mantenimento di doveri da parte delle donne, ma il non concedergli i diritti fondamentali.

Wollstonecraft in tutto il suo scritto pieno di rivendicazioni si dimostra dotata di grande lucità riguardo il futuro, e in un certo senso di essere consapevole che non avrebbe mai potuto vedere i suoi desideri realizzarsi. Nonostante l’importanza che dedicò all’educazione, era convinta che non bastassero a cambiare lo stato delle cose: sosteva che se non è la società la prima a cambiare, non cambierà mai nemmeno il pensiero, dimostrandosi consapevole che lo sradicamento dei pregiudizi sarebbe stato (e sarà) un cambiamento che avrebbe necessitato moltissimo tempo.

 

Se questo elogio di Mary Wollstonecraft vi ha ispirat* e volete saperne di più su di lei prima di leggere il suo libro, qui potete leggerne (in inglese) una biografia approfondita e una spiegazione più chiara e completa del suo pensiero (no, non è Wikipedia).


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