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Pubblicità agghiaccianti della settimana: Stroili e DeaByDay

di Cristina Padovan

L’altro giorno, facendo tranquillamente zapping in tv, ho visto l’ultima parte di una pubblicità di Stroili, marca di gioielli. Lo slogan è “Follow me” (azzeccato nell’epoca social, si dirà).

Rimango agghiacciata quando la protagonista, tranquilla in casa sua a rimirarsi gioielli, ammicca a qualcuno che l’ha fotografata per tutto il tempo da fuori casa.

Siccome la pubblicità era già iniziata, ho sospettato di essermi persa parte del contesto – suvvia, non facciamone sempre un dramma, no? Mi rivolgo allora al fidato motore di ricerca, che porta su questa pagina. Scopro che è realizzata dall’agenzia creativa The Beef. Sul sito spiegano tutto così: “Una macchina fotografica dall’esterno scatta in continuazione. Il soggetto però non è lei ma i suoi bijoux”.

Ah beh certo, meno male.

Io sono basita. Perché ci vedo una legittimazione bella e buona dello stalking. Quella che si ritrova nei commenti sul genere “Allora vuol dire che piaci”. Se ti segue è perché è innamorato. Se si forza su di te è perché gli piaci da impazzire. Una diseducazione che inizia all’asilo con “Se le tira le trecce è perché gli piace” e che arriva fino alla “friendzone” (se non me la dà allora è una stronza).

L’ho già detto agghiacciante? Lo ripeto: agghiacciante.

Nel frattempo, mentre sono su Facebook mi imbatto nella petizione linkata dalla pagina “Cara, sei maschilista!” che riguarda una pubblicità di DeAByDay, web magazine femminile di DeAgostini Editore.

Gira per Milano e Roma sulle fiancate degli autobus; la pagina Facebook del canale l’ha usata addirittura come immagine di copertina, invitando la gente a farsi un selfie col cartellone alle spalle.

Che c’è di male? Iniziativa carina, no? Peccato che il cartellone ritragga un sacco da boxe con un paio di mutandine di pizzo. Se dite che voi un culo femminile non ce lo vedete state mentendo a voi stessi. L’headline recita “Da come tenersi in forma a come tenersi un marito”. La tag line è “Le donne ci sanno fare”.

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Un’altra versione della stessa campagna recitava pure “Dai trucchi in cucina ai trucchi per fargli dire sì”. L’ideazione è di Yes I Am Creative Hub di Roma (segnatevi il nome sulla lista nera).

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Come dicevamo qualche giorno fa: che fatica. Già è abbastanza triste vedere le donne o il corpo delle donne ridotte a oggetto sessuale cerebroleso per questo o per quello (che se non sei desiderabile sessualmente ventiquattrore su ventiquattro allora non vali un soldo bucato), ma vedere pubblicità che invitano alla persecuzione maniacale o al ritorno al medioevo, no, è sorpassare una linea che non andrebbe mai avvicinata nemmeno con una pertica.

In ogni caso, fare qualcosa si può:

– se incappate in un’immagine su Facebook, cliccate su “Opzioni” (nella pagina di visualizzazione dell’immagine), poi su “Segnala” e seguite il breve questionario per completare la segnalazione;
– se invece trovate una pubblicità impropria tramite altri mezzi, prendete appunti e poi segnalatela allo IAP (Istituto Autodisciplina Pubblicitaria) non ci vuole molto tempo, ma bisogna essere dettagliati;
– a volte ci sono petizioni già aperte, provate a cercare: vi basterà firmarle.


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  1. Annamaria Arlotta

    12 Maggio

    Ho lanciato una petizione rivolta alla DeAgostini, questo è il link:

    https://www.change.org/p/de-agostini-editore-chieda-scusa-alle-donne?just_created=true

  2. ignazio

    13 Maggio

    Hai fatto benissimo, Annamaria!

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