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La figura femminile nei manga: Sailor Moon e lo shōjo moderno

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Il secondo grande cambiamento nella storia dello shōjo e del ruolo femminile nel fumetto nipponico avviene all’inizio degli anni novanta con la creazione di una nuova tipologia d’eroina in un contesto decisamente diverso. Il romanticismo che caratterizza manga come Le rose di Versailles sfuma per dar vita a una dimensione storica più attuale: l’eroina si spoglia di qualsiasi eleganza e si ricolloca in una dimensione contemporanea in cui la bellezza, per fortuna, diventa secondaria.

L’esigenza delle nuove generazioni di mangaka è quella di riavvicinarsi alla dimensione reale, riabbracciando il proprio paese, la propria cultura e le proprie tradizioni. Le protagoniste sono spesso giovani ragazze giapponesi che vivono la propria quotidianità liceale, fatta di bentō, voti, cotte e quant’altro.

Il cambiamento tematico è proprio nella nuova caratterizzazione femminile: finalmente le ragazze gridano, sbraitano, piangono, rimorchiano, si lamentano, si ingozzano e si menano. La figura dell’eroina nella sua accezione classica e letteraria è accompagnata da una psicologia prettamente umana, più sincera e spontanea.

Negli anni novanta distinguiamo dunque due filoni principali. Da una parte c’è la ragazza ordinaria del mahō shōjo (“ragazza magica” in giapponese) che improvvisamente acquisisce poteri magici per combattere il male. Dall’altra c’è la ragazza ordinaria dello shōjo che improvvisamente diventa l’eroina del proprio vissuto liceale.

Pretty Guardian Sailor Moon di Naoko Takeuchi

Pretty Guardian Sailor Moon di Naoko Takeuchi

Una delle mangaka più importanti del nuovo genere di commedia fantastica mahō shōjo è di certo Naoko Takeuchi, autrice del manga Pretty Guardian Sailor Moon (Bishōjo Senshi Sērā Mūn, 1991) , conosciuto in Italia come Sailor Moon. Le protagoniste sono tutte “combattenti che vestono alla marinara”: il costume è infatti una rivisitazione della classica divisa liceale giapponese che rende il passaggio alla dimensione fantastica, strettamente legato al vissuto quotidiano.

Le cinque paladine sono adolescenti divertenti che vivono come tutte, compresi i drammi familiari, le delusioni d’amore e la pressione scolastica. Non devono però vestirsi da uomo: l’entrata femminile nel mondo manga vuole appunto un’eroina fiera di portare la gonna, che si trasforma con un portacipria e che sconfigge il male con uno scettro rosa.

Le cinque guerriere scendono sul campo di battaglia con décolleté e stivali e orecchini e fermagli che fungono da sensori. Inoltre quello che fa delle guerriere Sailor delle autentiche eroine è la loro intraprendenza e la loro complicità femminile. Sono ragazze schiette e dirette, tenaci e pronte a lanciarsi in qualsiasi situazione. Sono estremamente umane, impacciate, irascibili e goffe nella normalità, coraggiose, risolute e forti quando c’è da combattere.

In un’intervista, Takeuchi le descrive così:

Personalmente, ho sempre pensato che tutte le Guerriere Sailor fossero davvero schiette e dirette, sono emancipate, possono interagire sul piano sociale e con il mondo intorno a loro con la libertà degli uomini e la loro forza è ciò che le rende attraenti. […] Al tempo io personalmente ero molto indipendente e suppongo che sia naturale che i miei personaggi abbiano condiviso questa mia caratteristica, poi penso che anche la vasta prospettiva della storia che ho creato riflettesse la mia emancipazione personale. […] Quando ho scritto la serie, vent’anni fa, ero giovane come le ragazze nella storia e penso che questo sia stato un altro fattore che ha contributo. […] Quando ho ideato Sailor Moon ero ventenne e c’erano anche molte dirigenti di sesso femminile alla Bandai. Penso che noi ragazze abbiamo avuto un tempismo perfetto, era davvero ora che anche noi entrassimo nel settore. […] Le donne hanno un certo senso estetico e penso che la loro sensibilità venga riflessa nei prodotti che fanno, che è qualcosa che ho sempre voluto veder accadere.

Lo stesso giornalista nel concludere l’articolo scrive:

Quando i musical (di Pretty Guardian Sailor Moon) iniziarono a settembre, il pubblico era all’ottanta per cento femminile. Si potevano sentire le urla del pubblico durante lo show, vedere le lacrime scendergli sul viso, mosso da una combinazione di nostalgia e di coinvolgimento nella serie che tutti loro amavano e ricordano sin dalla loro infanzia. Naoko Takeuchi creò questa serie all’inizio degli anni novanta, non appena la legge sulle pari opportunità di lavoro, la quale permetteva alle donne di andare ovunque nel mondo, fu approvata. Fu proprio in questo momento, con quest’ottimo tempismo, che apparvero le Guerriere Sailor, perfetta rappresentazione dell’appena trovata libertà e modello di un nuovo tipo di donna.

Saint Tail

Saint Tail

Altri mahō shōjo rispecchiano lo stesso cambiamento tematico in favore di una nuova figura femminile. Alcuni esempi sono Sakura Kinomoto di Card Captor Sakura (Kādokyaputā Sakura, 1996) o Meimi e Seira di Saint Tail (Kaitō Seinto Tēru, 1995, in italiano Lisa e Seya un solo cuore per lo stesso segreto), o la dea celeste di Ceres, Celestial Legend (Ayashi no Seresu, 1996), o anche Miaka Yuki di Fushigi Yûgi (1992).

Nella definizione più moderna dell’eroina shōjo, ovvero dell’eroina che rimane nella dimensione reale, citiamo allora diverse mangaka che hanno contribuito a una nuova immagine femminile e al nascere di un inatteso “girl power” nel genere.

Uno dei primi manga a uscire è Hana Yori Dango (1991), con il quale la scrittrice Yōko Kamio si aggiudica nel 1996 il Shogakukan Manga Award. La traduzione letterale del titolo è “Ragazzi anziché fiori”. La protagonista Tsukushi infatti è una delle prime studentesse nella storia del fumetto, dinamica, determinata e sfacciata, che si distacca definitivamente dal modello naïf di ragazza pacata e beneducata. Non spicca per eleganza o bellezza; al contrario quello che la contraddistingue all’interno di una scuola di ricchi rampolli dell’alta società giapponese, è un’intelligenza fuori dal comune e una forza caratteriale impressionante. Sebbene le relazioni amorose restino presenti nello sviluppo narrativo, l’obiettivo del nuovo prototipo di eroina moderna diventa la realizzazione personale.

Simile a lei è Mikako Koda, protagonista di Cortili del cuore (Gokinjo Monogatari, 1992): la protagonista è un’esuberante adolescente che sogna di poter diventare, un giorno, una famosa stilista e di vedere indossati i suoi abiti in ogni parte del mondo. Ai Yazawa, autrice del manga, è una delle mangaka più conosciute ancora oggi. Appassionata di moda, è una delle prime autrici ad aver ideato una nuova caratterizzazione da cui emerge un universo femminile complesso.

Nana, manga di successo uscito nel 2000 ha avuto un adattamento anime nel 2006 fedele al manga originale: le ragazze, in cerca della propria indipendenza, fumano, bevono, fanno sesso ma soprattutto non se ne vergognano. Le due protagoniste instaurano nel corso della storia un rapporto di amicizia profondo, quasi amoroso.

Kodomo no omocha, ovvero Rossana

Kodomo no omocha, ovvero Rossana

Lo stesso anno esce anche Il giocattolo dei bambini (Kodomo no omocha, che conoscete bene per merito dell’anime Rossana) di Miho Obana, che si aggiudica nel 1996 il premio Kodansha come miglior manga shōjo dell’anno.

Anche qui, la protagonista Sana Kurata è un vulcano in eruzione, una ragazzina di dieci anni sfacciata, allegra ed emancipata, che concentra tutte le sue attenzioni nel suo lavoro da attrice. Questa pre-adolescente energica non si fa intimidire da nessuno.

Nel manga, oltre allo sviluppo narrativo prettamente legato al personaggio di Sana, c’è un’attenzione particolare alla nuova indipendenza femminile giapponese, a un girl power trasportato in personaggi o situazioni secondarie di contesto come il conflitto continuo tra maschi e femmine in classe e la definitiva vittoria delle ragazze, il prototipo giovane o adulto della donna in carriera e soprattutto la figura importante di Misako Kurata, madre adottiva della protagonista.

Misako, vestendosi in modo del tutto insolito, con yukata bislacchi e capigliature indecenti, parla spesso di quanto gli uomini siano sopravvalutati e incoraggia la figlia ad essere sempre libera e indipendente, spesso dandole consigli come: “Un uomo lo devi sempre tenere nel palmo delle tua mano”.

Kare Kano

Kare Kano

Ma di certo l’eroina più matura e densa di emotività nello shōjo scolastico degli anni novanta è la scatenatissima Yukino Miyazawa di Le situazioni di Lui & Lei (Kare Kano), manga del 1995 di Masami Tsuda.

Yukino si presenta come studentessa modello e di bella presenza. L’apparenza fascinosa dell’adolescente non è altro che una mera facciata: è in realtà competitiva, viziata ed egocentrica. Si finge perfetta perché avida di lodi e complimenti, dice di amare la musica classica ma in realtà ascolta rap giapponese, ha un portamento distinto a scuola mentre a casa si scatena in danze triviali. Il cambiamento psicologico che avrà nel corso della storia la farà finalmente apparire per quello che è, scardinando ogni tipo di stereotipo sociale della donna nella società nipponica degli anni novanta.

 


FONTI:

Intervista Naoko Takeuchi [LD] [Sub-Ita]
ROLa intervista Naoko Takeuchi, la traduzione


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  1. sofia

    23 Giugno

    Piango!!!! Quanti bei ricordi! E quanta tristessa per la non conclusione di Nana 🙁 🙁

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