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Questa lotta ci riguarda: diritti LGBT e femminismo oggi

Se ancora non avete visto Pride, correte a farlo: è un film meraviglioso, che racconta la storia vera di come nell’Inghilterra degli anni Ottanta attivisti LGBT e minatori si allearono contro il governo Thatcher. Contiene almeno due importanti insegnamenti per chiunque si dica femminista in Italia oggi.

Il primo può essere riassunto così: quando si fa una battaglia politica, bisogna saper vedere al di là delle contingenze più immediate, e individuare le consonanze profonde tra gruppi che, magari in maniera apparentemente diversa, sono egualmente oppressi (vedi alla voce: importanza dell’intersezionalità).

Nel film, gli attivisti LGBT all’inizio si rallegrano di una tregua che sembra esser stata loro concessa dalle forze dell’ordine, ma ben presto capiscono che si tratta soltanto di un disinteresse temporaneo, dovuto al fatto che, in quel momento, lo stesso tipo di oppressione è rivolto con violenza contro i minatori in sciopero. Per questo, decidono di allearsi con loro.

Così, mi piacerebbe che chiunque si dica femminista in Italia oggi, anche se eterosessuale e cisgender, tenesse sempre ben presente quanto, da un punto di vista culturale, la battaglia per i diritti LGBT e la sua siano vicine.

Pride movie

I paladini della “famiglia naturale” sono soltanto un gruppo di persone che, attraverso una dubbia interpretazione dei valori cristiani e una retorica da perseguitati quantomeno discutibile, conducono una ostinata battaglia contro il riconoscimento e la tutela dei diritti LGBT.

Questi signori non sostengono soltanto che la “famiglia naturale” sia composta da un uomo e da una donna: dichiarano, in maniera più articolata, che la “famiglia naturale” sarebbe composta da un uomo che si fa carico di “incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza”, e da una donna che deve “uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio”.
Costanza Miriano riassume così il rapporto che deve intercorrere tra la moglie e il marito:

 Quando tuo marito ti parla, ascoltalo come se fosse Dio

Questi signori sono contrari anche all’aborto, al divorzio, agli anticoncezionali (qui, per esempio, Costanza Miriano illustra i metodi anticoncezionali “naturali”, che possono avere, come soli effetti collaterali, una gravidanza indesiderata e la trasmissione delle malattie sessualmente trasmissibili).

In Italia, oggi, la comunità LGBT si vede negati dei diritti civili fondamentali, e questa è la questione più importante e urgente. Ma la battaglia culturale di retroguardia condotta da questi gruppi è molto più estesa.

Domani, 17 gennaio, si terrà a Milano un convegno intitolato “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, al quale parteciperanno tutti i principali esponenti della lotta contro la comunità LGBT (come, per esempio, Obiettivo Chaire, che propone terapie riparative dell’omosessualità, nonostante le posizioni più volte espresse in merito dall’Ordine degli Psicologi). Quello che rende particolarmente grave questa iniziativa, rispetto ad altre dello stesso tenore, è che questa volta questo gruppo di ultraconservatori avrà il patrocinio istituzionale della Regione Lombardia e di Expo.

Per questo, mi piacerebbe che al presidio L’unica malattia è l’omofobia, che si terrà per contestare questo convegno, la partecipazione femminista fosse incisiva.

Per questo, più in generale, mi piacerebbe che le persone eterosessuali che credono in rapporti di coppia senza ruoli predefiniti, fondati sul dialogo, sulla parità e sulla stima reciproca, diventassero parte attiva della lotta per i diritti LGBT, in qualità di alleati.

Pride-Pic-1

Il secondo insegnamento che possiamo trarre da Pride, invece, è un promemoria sull’urgenza di queste questioni. A chi troppo spesso usa la scusa della crisi economica per posticipare le decisioni riguardo ai diritti civili, mi piacerebbe far notare che in un momento in cui la precarietà, la disoccupazione, la crisi fanno sentire molte persone insicure sul piano economico, diventa particolarmente importante permettere loro, se lo desiderano, di essere meno precarie sul piano affettivo. La crisi non dovrebbe essere una scusa, ma un incentivo.

All’interno di Pride c’è una bellissima scena in cui, da un gruppo di famiglie di minatori stremati dalla fame, si alza una donna che intona un canto femminista intitolato Bread and roses in direzione degli attivisti LGBT, in segno di solidarietà. La morale di questo canto, infatti, è che, perché la vita sia degna di essere vissuta, non basta combattere per la dignità materiale, ma bisogna combattere, allo stesso tempo, anche per l’appagamento spirituale.

 Hearts starve as well as bodies,
give us bread but give us roses.

 


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  1. silvia vaccaro

    17 Gennaio

    Grazie all’autrice del pezzo, grazie per la vostra lucidità. Grazie 🙂

  2. Miriam

    27 Gennaio

    Che bell’articolo lucido, sensato, senza una parola di troppo. Pride lascia proprio quell’idea stampata in mente: non avremo mai le forze per uscire da una crisi economica se non saremo appagati anche sul piano personale, affettivo e intimo. Se non ci sentiremo liberi di amare chi vogliamo, con la sola regola del rispetto reciproco.

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