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Le luci della città: una pratica guida alla depres...

Le luci della città: una pratica guida alla depressione per autodidatti

    "...arrendendomi ai desideri più beceri del mio corpo" - Illustrazione di Benedetta Vialli

“…arrendendomi ai desideri più beceri del mio corpo” – Illustrazione di Benedetta Vialli

La mia terza crisi depressiva fu la prima ad essere diagnosticata. Avvenne in un pomeriggio di settembre, nello studio del dottor M.. Fuori c’era un sole che mi sembrava, come minimo, indiscreto. Prima di rivolgermi ad un professionista avevo fatto passare tempo, abbastanza da essere sicura di averne davvero, davvero bisogno. Quando mi ritrovai a piangere senza motivo apparente sulla metro A, seduta tra due estranei, capii che era la mia ultima occasione di provare a fare qualcosa prima di ricaderci.

Il motivo per cui è così difficile parlare della malattia mentale è che le paure di chi ne soffre alimentano quelle di chi non ne ha avuto esperienza, e viceversa. Viviamo in una società che poco incoraggia il mostrarsi vulnerabili o, più banalmente, l’essere persone imperfette. Ciò rende più difficile dichiararsi apertamente in difficoltà. Ciò può portare facilmente ad isolarsi, pensandosi staccate dal resto del mondo. Inoltre, poiché la malattia mentale è un argomento molto doloroso da trattare, si tende a disconoscerlo, così che le informazioni di dominio pubblico sono spesso inaccurate, parziali o completamente errate. Questo rende molto più facile l’incomprensione e la frustrazione di entrambi le parti, la persona malata e chi la vuole aiutare, quando la prima inizia a cercare aiuto.

Attraverso una serie di più o meno penosi discorsi di questo tipo, ho appreso la mia prima lezione sulla gestione della depressione per autodidatte: l’unica cosa sensata da fare è rivolgersi a persone che hanno competenze qualificate in materia. Sono le uniche che possono spiegarvi cosa vi sta succedendo e darvi degli strumenti per gestirlo. Vi porgeranno un fazzoletto quando inizierete a piangere e soprattutto – e di questo sarò eternamente grata – non vi urleranno addosso o cercheranno di convincervi che siete una persona formidabile se gli direte che vi sentire tristi, stanchi e ansiosi, nonostante vada apparentemente tutto bene.

Cercarsi uno psicologo spesso e volentieri si dimostra essere un’operazione lunga e snervante, motivo per il quale molte rinunciano. Tuttavia, gli psicologi sanno quello che la maggior parte delle persone non realizza: essere depresse non significa essere tristi perché è successo qualcosa di inaspettato e spiacevole, magari; significa essere tristi nonostante non ci sia niente che non va. Dopotutto, è una malattia.

Una cosa che aiuta a velocizzare i tempi è cercare di capire che tipo di psicologo voi pensate possa fare al caso vostro: ci sono i classici psicologi freudiani o junghiani, ma esistono anche psicologi che lavorano con la bioenergetica, basandosi sul presupposto che le nostre difficoltà abitano tanto la mente quanto il corpo, ed è attraverso questo che puntano ad aiutare il paziente. Un’altra opzione è rappresentata dagli psicologi comportamentisti, che si distanziano dal lavoro di Freud ed eredi per affermare che sul comportamento del paziente che si deve intervenire, senza andare a cercare le cause che possono averlo generato.

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Illustrazione di Benedetta Vialli

Come ho già detto, io ho fatto passare del tempo prima di decidere di rivolgermi ad uno psicologo.
Ho fatto passare del tempo prima di ammettere a me stessa che ero effettivamente depressa, di convincermi che non era una colpa e che non sarei finita all’inferno per questo, e che necessitavo di un aiuto più concreto di quelli che mi avevano permesso di tirare avanti fino ad allora.
Il fatto che io vi consigli spassionatamente di trovarvi uno psicologo non significa che non ci siano un sacco di altre cose che potete fare, intanto e comunque, per voi stesse. Questo è tutto ciò che ho fatto io (almeno, tutto ciò che ha più o meno funzionato):

Iniziate a tenere un diario: sapere di aver un spazio dove potete esprimere liberamente i vostri sentimenti vi farà sentire più al sicuro e meno sole. Non occorre che sia un diario nel senso classico del termine. Per molto tempo ho usato il mio solo per disegnare (io che disegno malissimo) come mi sentivo (scrivere era troppo complicato) e fare infinite liste dei miei sintomi.

Provate a fare una lista dei vostri sintomi. Una volta che riuscite ad individuare un abitudine o la ricorrenza di un pensiero o sentimento potrete confrontarli con esperienze altrui e, di nuovo, non solo vi sentirete meno sole, ma avrete del materiale concreto su cui lavorare. La depressione è una malattia ciclica che dura, in media, per un periodo di sette mesi. Alcuni dei sintomi tipici (e meno conosciuti!) sono: orari di sonno sballati (dormire troppo/troppo poco; difficoltà a svegliarsi la mattina o ad andare a letto la sera), trascurare i pasti (mangiare poco/male, quando capita), trascurare la cura personale in generale, difficoltà di formulare pensieri nuovi, perdita di memoria a breve termine.
Tra gli altri sintomi: irritabilità acuta, stanchezza e spossatezza, perdita d’entusiasmo per delle attività che prima soddisfacevano, difficoltà a socializzare, cali di energia per lunghi periodi di tempo (es: svegliarsi la mattina stanchi) e l’immancabile senso di tristezza.
Come vedete, la depressione si manifesta in molti modi che non si limitano a sentirsi tristi o avere pensieri autolesionisti/suicidi, come la maggior parte delle persone tende a credere. Esistono sintomi che possono essere individuati, e che possono aiutare voi a capirvi e a farvi capire dalle persone che cercheranno di aiutarvi. Non è vero che le persone non vogliono aiutarvi o non vi vedono per ciò che siete veramente (tipico stato d’animo che animerà le vostre argomentazioni quando cercherete di convincere la vostra amica che voi siete una persona orribile per aver fatto ben DUE MINUTI di ritardo all’appuntamento!); è che spesso e volentieri non sanno come muoversi, e per voi è troppo difficile spiegarvi, perché siete più perse di loro.
Se conoscete qualcuno che soffre di depressione e volete aiutarlo, cercare di prevenire o alleviare i suddetti sintomi è un ottimo modo per fornire sostegno in maniera rispettosa ed appropriata. La pazienza, empatia, propensione all’ascolto e al contatto fisico sono altre caratteristiche di cui è bene munirsi.

– Personalmente, in tempi di crisi mi sono sempre rivolta ai libri. Il mondo della letteratura è piena di persone che hanno o avevano l’abilità di articolare meglio di me la condizione umana. Molte scrittrici e scrittori hanno sofferto e parlato della loro depressione, cosa di cui sarò loro eternamente riconoscente. Leggere alcuni di questi libri mi ha aiutato a dare forma e parola ai miei moti interiori, rendendomeli visibili e comprensibili. Inoltre, mi dava motivo di sperare. Leggere di queste persone mi ha dato la forza e il modo di decidere di affrontare la mia sofferenza. Alcuni dei titoli dalla mia libreria: La campana di vetro di Sylvia Plath, Darkness Visible di William Styron, ed infine Marbles di Ellen Forney.

– C’è poi una percentuale di piccole cose o azioni che possono farvi sentire meglio che dipendono in gran parte da voi stessi. Se è possibile individuare una delle cose belle dell’essere depressi è che un po’ per volta ridefinisci drasticamente la tua concezione di autocensura. Io ho trovato alcune delle mie “piccole cose”, che chiamo i miei cheap thrills, arrendendomi ai desideri più beceri del mio corpo, a condizione che durante o dopo la consumazione dell’atto traessi beneficio.
Eccone alcuni: mangiare quantità spropositate di patatine fritte/nutella, passare ore al supermercato a camminare tra gli scaffali e guardare i cibi preconfezionati, flirtare con chiunque, stare sdraiata sulla spiaggia, rimanere a guardare le luci della città di notte, colorare delle figure sui libri per bambini, leggere libri di favole, piangere ogni qualvolta ne avessi voglia, sempre e comunque. Anche in pieno giorno, su un vagone della metro A di Roma. Piena.

Questo è più o meno tutto il mio sapere pratico sul riconoscimento e la gestione della depressione. Non siete sole, non sarete sole e non dovreste essere sole. Se siete alla ricerca di ulteriori informazioni, la TED talk di Kevin Breel riassume tutto quello che io non ho potuto scrivere qui.

Coraggio!

Con amore,
Marta


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  1. Caterina

    26 Maggio

    “un po’ per volta ridefinisci drasticamente la tua concezione di autocensura.”

    Quoto! Mi riconosco molto nei tuoi “cheap thrills” (bella espressione!), potrei aggiungere i miei: guardare maratone di tutti i film che avevo sempre voluto vedere (ricavandoci purtroppo ben poco piacere), leggere incipit di libri nelle salette di lettura delle librerie grandi (non riuscivo a concentrarmi abbastanza per leggere libri interi), scrivere vagonate di poesie simil-haiku orrende (è stato il periodo più prolifico della mia vita, appena ho cominciato a stare meglio non ho più scritto una riga), schiantarmi a terra e guardare il mondo a testa in giù…

    Non so quanto questi comportamenti fossero solo bizzarrie depresse — che magari andavano ad alimentare la mia idea di me stessa come essere umanoide freak — però al momento mi venivano proprio spontanei. Un po’ come il leggendario “I would like to rent all of these movies and also purchase all of these skittles” di Hyperbole and a Half (il pezzo sulla depressione rimane tuttora la cosa migliore che abbia mai letto sull’argomento).

    Grazie per aver condiviso la tua esperienza. Alla fine i disturbi mentali presi nell’insieme (giovanili o cronici, dovuti più a fattori ambientali o a neurobiologia traballante, invalidanti o a confine con la “normalità”) sono un’esperienza piuttosto comune, mi piacerebbe sempre se ne parlasse di più. E se ne può parlare, come hai fatto tu, anche senza i toni epico-drammatici-dark di molti memoriali (tra il caricaturale e l’autocommiserazione spinta), che rischiano di alienare anche lettori benintenzionati.

    Ricambio l’augurio di coraggio — quando si ha a che fare con la depressione non ce n’è mai troppo!

    Un saluto,

    K.

  2. adriana

    27 Maggio

    concordo pienamente con te, grazie per condividere !
    a me capita una cosa che ritengo tremenda … non riesco a leggere!!!

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