Ho impiegato parecchio tempo ad appassionarmi al magico mondo dei fashion blog, al punto da associarvi lungamente immagini di noia imperitura e universi distanti dal mio.
Molti blog di moda italiani mi facevano e mi fanno tutt’ora sentire alienata, in parte perché sembrano costruiti sull’assunto che esista un’idea univoca di bellezza e di perfezione, che molto spesso combacia con quella proposta dalle riviste agilmente consultabili in edicola o nelle sale d’attesa dei dentisti.
Gli outfit mi dicono poco o nulla della persona che li ha assemblati. I testi accompagnanti le fotografie mi scorrono addosso come se niente fosse, presto dimenticati.
Da quando mi è stato possibile cominciare a scegliere da sola che abiti indossare, ho sempre riempito di significati i capi del mio guardaroba. Con il passare degli anni, sono diventata sempre più selettiva, al punto che ora mi capita di rado di comprarmi qualcosa di nuovo.
I fashion blog che si adeguano alla regola del non mostrare mai due volte lo stesso capo all’interno di un outfit mi lasciano perplessa in parte anche perché sembrano tralasciare per intero i modi in cui ci attacchiamo ai nostri vestiti, all’urgenza con cui talvolta li indossiamo.
I fashion blog che mi piacciono di più sono tutti redatti in lingua inglese e molto spesso chi li gestisce non ha alcun problema a dichiararsi femminista.
Non si tratta di un caso, nel momento in cui vado cercando ciò che manca alle riviste di cui sopra: la rappresentazione di tutte quelle persone che non risultano “convenzionalmente belle” o “desiderabili” e che parlano di abiti e di corpi senza fermarsi al primo gradino, quello della semplice elencazione di ciò che si ha addosso.
Su un blog che parla di abiti e delle persone che li indossano voglio poter leggere di body politics e rotture con le riviste mainstream che ci consigliano il nero perché snellisce o il tacco perché slancia. Mi aspetto che un outfit post su un blog personale sia come l’incipit di un dialogo, all’interno del quale non è necessario si discuta a parole. Voglio vedere più e più volte lo stesso capo fotografato, se esso è importante per chi lo possiede, perché mi interessano i modi veri in cui le blogger si vestono, indipendentemente dalla coerenza del loro stile con il mio.
Nell’outfit di oggi:
– t-shirt ufficiale dei Mudhoney: la mia maglietta preferita, uno dei primissimi acquisti che feci online. La indosso sempre.
– jeans a vita alta H&M (simili qui)
– un vecchio e consunto paio di Converse All Star
– cardigan proveniente dal mercato dell’usato di Trento (pagato la bellezza di 2 euro)
– toppa serigrafata di Jen Lorang
sara
28 Febbraio
ciao! sono d’accordo con te! perchè non metti i link dei fashion blog che segui? mi interesserebbe molto.
lucism
28 Febbraio
senza contare che dubito la ragazza media abbia a disposizione un guardaroba infinito. mi piacerebbe che una fashion blogger dimostrasse la sua abilità nel riaccoppiare diversamente lo stesso capo in occasioni / outfit diversi. ma d’altro canto forse l’appeal è proprio questo: “spiare” qualcuno con il dream closet/capi irraggiungibili/possibilità di avere ed indossare ogni giorno qualcosa di nuovo.
martina
28 Febbraio
Il grandissimo Mercatino dei Gaudenti 🙂
margherita
28 Febbraio
@lucism: un po’ di link li trovi qui 🙂 http://www.softrevolutionzine.org/2013/tette-grandi-tette-piccole-e-lannosa-questione-del-bodyshaming/