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Exploring the Yumiverse: intervista a Yumi Sakugawa

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Illustrazione per “Meditation With Mallika Chopra” (Intent.com) – 2011

Yumi Sakugawa è una straordinaria comic artist di 29 anni, che vive in California e collabora regolarmente con The Rumpus e Wonder How To. Nel 2012 la sua short story Mundane Fortunes for the Next Ten Billion Years And Other Stories è stata scelta come Notable Comic per l’antologia Best American Comics. Il suo debutto editoriale è avvenuto l’anno seguente con il commovente I think I am in friend-love with you (Adams Media), un omaggio a quell’amore (platonico) che si prova per certe persone la cui sola presenza rende felici, con cui si vorrebbe passare tutto il proprio tempo a disposizione, evitando però coinvolgimenti fisici come lo scambio di saliva. Il suo secondo libro, Your illustrated guide to becoming one with the universe è uscito lo scorso 3 ottobre, ancora per Adams Media e, come il titolo stesso suggerisce, mette a disposizione una serie di consigli per apprezzare la propria vita in questo mondo, ricongiungersi con l’universo, e vivere felici e realizzati.

Disegna fin da quando era bambina, perché lo considerava il mezzo perfetto per vincere la timidezza mista a terrore che provava quando doveva relazionarsi con gli altri. Aspirava a diventare una scrittrice o un’artista. Grazie al fumetto, che le ha permesso di esprimere al meglio la sua creatività, è diventata entrambe le cose.

Laureata in arte alla UCLA, è approdata al mondo dell’autoproduzione quasi per caso, nel 2008, dopo aver passato un anno in Giappone ad insegnare inglese senza sapere bene che piega avrebbe preso la sua vita post laurea. Il suo primo lavoro autoprodotto è stato Milk and moo, realizzato in tempo record per una grande convention di design che si teneva a Tokyo. Da quel momento, rientrata negli Stati Uniti, si è innamorata della scena delle zines non ha più smesso di produrre storie… e dedicarsi alla meditazione. Portavoce degli introversi, e nel contempo illuminata guida spirituale, Yumi Sakugawa racconta quant’è difficile interagire (nell’epoca dei social network), integrarsi, amare, ricordandoci nel contempo che lo sconforto non è la soluzione e che dentro di noi esistono infinite possibilità: vivere una vita di gioia è possibile, se lo vogliamo e se ci ricordiamo di respirare.

Questa è la nostra chiacchierata.

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Da “Claudia Kishi, My Asian-American Female Role Model of the 90’s” (2012)

 

1 – Ho letto avidamente tutto quello che hai pubblicato in rete, ma quando sono incappata nel fumetto che hai dedicato a Claudia Kishi, protagonista della serie di libri per ragazzi Il Club delle babysitter, per poco non mi è venuto un colpo: per la prima volta stavo leggendo un tuo fumetto dichiaratamente autobiografico! Com’è nata l’idea di quella storia? Te l’hanno proposta le ragazze di Sadie (per cui in origine è stata pubblicata, N.d.A.)? Come mai non scrivi spesso storie di questo tipo?

Come donna nippo-americana, sono sempre stata conscia del modo in cui i media ritraevano (o mancavano di ritrarre) le persone di colore, in particolare le donne di colore. Quand’ero più piccola, Claudia Kishi del Club delle Babysitter era uno dei rari casi di adolescente nippo-americana ritratta positivamente, con un certo spessore. Il suo personaggio ha avuto un impatto emotivo molto forte su di me, per via di tratti della personalità (e degli interessi) che avevamo in comune, e perché probabilmente lei era l’unico modello femminile nippo-americano che avessi incontrato nella cultura pop.
Anni dopo parlai varie volte di lei, in modo acceso, con altre amiche femmine: dal momento che quella serie di libri sembrava avere ancora una certa influenza sui miei coetanei, anche a distanza di anni, aveva senso per me fare un fumetto a riguardo. Ho proposto l’idea a Sadie Magazine, e ne sono state entusiaste.

A dire il vero non faccio fumetti troppo apertamente autobiografici perché sento che le mie storie di finzione a fumetti, assieme a quelle più brevi, sono già emotivamente autobiografiche per natura. Per esempio I think I am in friend-love with you è un fumetto estremamente personale­ per me, ma ovviamente ne ho mascherato gli aspetti più autobiografici con l’ausilio di mostri dall’aspetto strambo e scenari completamente diversi.

2 – Quando finisco di leggere le tue storie, solitamente vengo invasa da un sentimento che è tenerezza, malinconia ma anche forza assieme. La gente ti dice mai che le tue storie sono scritte meravigliosamente e hanno questo potere di dare sicurezza? Sono come dei brevissimi manuali di sopravvivenza. Da un lato alcune storie sembrano suggerire al lettore “non sei solo, ti capisco” e dall’altra lo spronano a concentrarsi e fare del suo meglio per conoscersi e volersi conoscere. E da lì che inizia tutto.

Mi sento sempre lusingata quando le persone mi dicono che i miei fumetti li hanno aiutati in momenti difficili. In qualità di persona che ha vissuto un periodo di intensa depressione, ciò è davvero confortante. Penso che senso di interconnessione/comunità e senso di individualità siamo due facce della stessa medaglia. Devi prenderti cura di te stesso, e amarti prima di poter amare chiunque altro, e a volte prendersi cura delle persone che sono vicine a te è un modo di prendersi cura di se stessi.

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Inizio di “Moon Between the Mountains” – 2013

3- Cosa ti ispira a scrivere le tue storie? Da dove trai tutta la forza che poi regali agli altri?

Mi piace l’idea di diffondere nel mondo storie come fossero semi che poi germogliano in posti strani e inaspettati, e vengono visti da persone completamente random, che non ho mai incontrato. Sono cresciuta assimilando tante storie dai libri, dai fumetti, dai cartoni animati, traendo forza da loro in talmente tanti modi che praticamente è qualcosa che ho sempre voluto fare per gli altri.

4- I felini antropomorfi compaiono spesso nei tuoi lavori: quando non diversamente specificato (mi riferisco alla bellissima Moon between the mountains) ritraggono esseri umani. Come mai hai deciso di raffigurarli così?

Mi diverto a creare personaggi che abbiano un aspetto minimale, poco dettagliati. Credo che quando i personaggi non mostrano in modo troppo vistoso le loro emozioni (ancora una volta, come il personaggio con un solo occhio di I think I am in friend-love with you), si dà al lettore più spazio per interpretare quello che il personaggio sente dentro di sé, e moltiplica l’effetto di scene in cui il personaggio mostra emozioni visibili.

5- Oltre agli animali, anche figure aliene o mostriciattoli diventano protagonisti delle tue storie. Come scegli l’aspetto che avranno i tuoi protagonisti?

È sempre intuitivo per me. Non sto mai troppo a pensare all’aspetto che dovrebbero avere i miei personaggi.

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6- I think I am in friend love with you è un libro geniale, commovente, perfetto. Da dove nasce l’idea di scriverlo e disegnarlo così? Avevi anche tu un friend lover che poi hai perso?

Il libro è nato come un tentativo di web comic ed è puramente autobiografico. Si basa su una serie di friend-loves che ho avuto ai tempi del liceo e del college; mi ci sono voluti anni per capire cosa significassero tutte queste emozioni. Penso di essere sempre in friend-love con qualcuno! In questi giorni, ad ogni modo, non sento l’angoscia o la solitudine che trovi espresse nel libro, anche se era esattamente come mi sentivo quand’ero adolescente e al college.

7- Uno dei temi ricorrenti nella tua poetica è l’accettazione di sé, assieme alla concentrazione. Scrivi queste storie per convincere anche te stessa di doverti comportare in un certo modo per riuscire a stare meglio, o sei già nel Nirvana, in pace con te stessa, e semplicemente vuoi aiutare le persone che si sentono giù tramite i tuoi fumetti?

Non ho raggiunto il Nirvana! Ahah! Non sono depressa o insicura come quando ero più giovane ma ho ancora un bel po’ di strada da fare per quanto riguarda il volersi bene e l’accettazione di sé. Credo sia una combinazione di entrambe le cose, il ricordare a me stessa questi concetti e aiutare al contempo gli altri che hanno bisogno di sentirselo dire da una fonte esterna.

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Unpeeling – 2013

8- Senti spesso la mancanza delle persone che non puoi vedere? Molti tuoi fumetti parlano anche di questo. Ti ritieni una persona nostalgica?

Sì e no. Accetto il fatto che talune persone escano in modo naturale dalla mia vita, perché tutti attraversiamo a volte cambiamenti di vita molto drastici. Talaltre hanno però un modo tutto loro di infestare il tuo subconscio per anni, appunto perché hanno avuto un impatto emotivamente importante nella tua vita.

9- Il 3 ottobre è uscito il tuo libro, Your illustrated guide to becoming one with the universe. Ti va di parlarcene? Perché dovremmo voler diventare un tutt’uno con l’universo? L’idea di unità cosa rappresenta per te?

Sono davvero eccitata per questo libro. La cosa buffa è che era pensato inizialmente per essere un corso online, ma alla fine in quella forma non ha funzionato, così per un po’ ho pubblicato le tavole in forma di zine, solo che era piuttosto scomodo per via della loro lunghezza, e alla fine ha avuto più senso unire tutto in un libro così che riuscissero a leggerlo più persone, senza che io dovessi ritagliarmi tempo in agenda per stamparle e portarle alle librerie.

Siamo già parte dell’universo, perciò ha senso volersi sentire in armonia con il tutto. Comunione e unità per me, essenzialmente, significano accettare il tutto ed essere in pace con esso, in modo amorevole e tollerante, invece di combatterlo o rifiutarlo perché non riusciamo ad accettare ciò che capita nella nostra vita o le cose che non ci piacciono di noi stessi.

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Da “Your illustrated guide to becoming one with the universe” – 2014

Quando l’ho contattata, si stava tenendo nel Maryland un’importantissima fiera di fumetto indipendente, la Small Press Expo (SPX). Yumi partecipava, e Never Forgets, una delle sue ultime storie brevi era candidata come Outstanding Mini-comic agli Ignatz Award. In 20 pagine vi si racconta la storia di Ellie, una ragazza che decide di sottoporsi a un intervento chirurgico molto invasivo e poi va a trovare i suoi genitori per mostrar loro il risultato.

10 – Parliamo di Never Forgets, uno dei tuoi ultimi mini-comic. Ancora una volta, torna il tema dell’accettazione di sé. Cosa ti ha ispirato per scrivere questa storia? Possiamo considerarlo un altro invito ad amare ciò che siamo, evitando di cercare l’approvazione altrui? Quando hai deciso di mostrare i genitori di Ellie e la loro reazione alla trasformazione della figlia, stavi cercando di mostrare quali possono essere i rischi di questo continuo sforzo per voler essere diversi?

Never Forgets era, più che altro, il mio modo di analizzare ed esplorare la frattura emotiva e culturale che esiste tra i genitori immigrati di prima generazione e i loro figli di seconda generazione, che assimilano una cultura che è completamente diversa da quella da cui vengono i loro genitori. Non so se la morale sia “ama il tuo vero io”, per questa storia in particolare, perché la mia intenzione non era dipingere la decisione di Ellie di affrontare un intervento chirurgico come cattiva. Anche se i lettori possono percepirla diversamente, la vedo più come un punto morto dove i genitori di certo non sbagliano a volere che la loro figlia non cambi mai, ma allo stesso tempo Ellie non è necessariamente in torto per il fatto di cercare qualcosa di diverso rispetto a quello che i suoi genitori vogliono. Forse si può solo sperare che dopo la fine della storia, sia Ellie che i suoi genitori trovino un modo di andare avanti, riconoscendo che ci sono alcune cose che l’altro non capirà mai.

11- Alla Small Press Expo hai visto qualche libro che ti ha colpita? Qualche segnalazione che ti va di condividere con noi?

La mia amica fumettista MariNaomi ha fatto il suo debutto con il memoir disegnato Dragon’s Breath, pubblicato da 2d Cloud. Dovrebbero leggerlo tutti.

"Yumi ti va di mandarmi una tua foto da mettere nell'articolo?"

“Yumi ti va di mandarmi una tua foto da mettere nell’articolo?”

Il sito ufficiale di Yumi, dove è possibile leggere ed acquistare suoi fumetti: www.yumisakugawa.com


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