Un mesetto fa, nella speranza di intraprendere la sacra via della macchina da cucire, ho comprato un bellissimo libro sul cucito di Shufu-To-Seikatsusha, decisa a smettere di passare ore con la schiena curva per cucire a mano quattro pezzi di stoffa. Ho chiesto aiuto alla mia super nonna Bruna, che con l’aria accigliata da una che la sa lunga mi ha detto: “alla tua età saper imbastire un orlo mi sembra IL MINIMO.” Forse nel 1954 – anno in cui la suddetta nonna aveva, appunto, diciotto anni – l’obiettivo di ogni brava ragazza era saper imbastire orli. I tempi sono cambiati e nel 2014 sono davvero poche le diciottenni che si destreggiano nella delicata arte del taglio e cucito.
Fin da piccola ho ammirato adorante mia nonna mentre usava la macchina, tappandomi le orecchie perché ne odiavo il rumore; eppure, cucire mi sembrava una cosa importante, “da grandi” e quando feci la mia prima, imbarazzante, creazione (un pezzo di stoffa con perline a caso che decisi di far passare per un elegantissimo pareo) mi sentivo una donna realizzata. Avevo qualcosa che nessun altro al mondo possedeva, fatto con le mie mani.
Quando a scuola si insegnava economia domestica, saper cucire era lo spartiacque che separava nettamente le “brave ragazze”, che un giorno sarebbero diventate casalinghe appagate e felici nel rammendare i calzini del marito, e le “disgraziate”, quelle “che non sono nemmeno capaci di attaccare un bottone”. Oggi, il cucito ha perso ogni sua valenza “morale” ed è diventato, al contrario, uno strumento di liberazione per la creatività femminile. Tumblr è deliziosamente pieno di blog a tema “embroidery” (un esempio qui) in salsa femminista.
È interessante notare come qualcosa che ha sempre designato e relegato la donna ad una condizione di inferiorità – seppur, come ho già detto, ritengo che il cucito sia un’arte – sia oggi la rivalsa del genio al femminile. Penelope si è presa la sua rivincita e sul telaio esprime ed urla tutte le rivendicazioni di donna che si è stufata di cucire aspettando il marito. Oggi le ragazze cuciono soprattutto per se stesse: chi per creare vestiti, chi per fare magnifici pezzi d’arte, chi per lanciare messaggi e provocazioni. Ho diciott’anni e non so imbastire gli orli, ma magari nostra signora Shufu-To-Seikatsusha saprà insegnarmi tutte le tecniche per infilzare a colpi di ago il sessismo e chi ancora sostiene che i bottoni li deve saper cucire solo la donna.
Ita
16 Giugno
Il cucito non relegava la donna a una condizione di inferiorità..si cuciva per riparare le cose, perché non c’erano soldi per comprarne di nuove.
Trovo molto più utile, economico e sensato imparare a imbastire un orlo che non ricamare a punto croce la scritta “pizza rolls not gender rolls”.
Valeria Righele
16 Giugno
@ ITA: Non tanto il cucito, ma il “non saper cucire” relegava la donna a condizione di inferiorità (in uno dei primi paragrafi mi sembra il concetto venga espresso con chiarezza 😉 ). Una volta che una sa cucire, poi per me può fare quello che vuole (se vuol cucire i risultati dei mondiali sera dopo sera, go ahead!)
Euforilla
16 Giugno
Per me imparare a cucire è stata una liberazione: non dovevo più dipendere dalla nonna per i costumi di carnevale/halloween (e quindi magari anche osare un po’ di più, in assenza di veti e censure) e soprattutto non devo più dipendere dalla “moda”.
A Ita vorrei dire che sì, sono d’accordo, da un punto di vista “base” è più utile saper fare un orlo che non ricamare (qualsiasi cosa), però è anche molto bello poter esprimere se stesse con un mezzo qualsiasi, ancor di più se il mezzo e il messaggio sono apparentemente in contrasto 🙂
luciana
16 Giugno
In effetti oggi riparare o adattare i vestiti si fa più frequentemente per diletto e raramente per risparmio. Come i ricami con scritte educative 🙂
Qualche decennio fa era diverso, certamente.
Garnant
16 Giugno
Io rammendo per risparmio dandomi un sacco di arie
Alessandra (@fairylizzie)
21 Giugno
Io non so neanche riattaccare un bottone, ma a casa i lavori da cucito li fa mio padre visto che ha lavorato come sarto per qualche tempo da ragazzo e ora lo schiavizziamo per orli, calzini da rammendare e bottoni da ricucire. Bel contrappasso, però mi piacerebbe saper usare la macchina da cucire per confezionarmi vestiti/gonne che non riesco a trovare nei negozi e che mi sogno la notte.