Divergent, una recensione

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Divergent è un film diretto da Neil Burger e tratto dall’omonimo libro della trilogia distopica (ambientata in una società nata dalle ceneri post-apocalittiche) scritta da Veronica Roth, trilogia che prosegue con Insurgent e Allegiant (prossimamente nelle sale).

Decine di anni fa i nostri antenati capirono che le guerre non erano dovute a ideologie politiche, fedi religiose, divisioni di razza o nazionalismi. Scoprirono che l’origine stava nella natura dell’uomo, nella sua inclinazione al male, in qualunque sua forma. Così si divisero in fazioni, per cercare di sradicare quei comportamenti che pensavano fossero la causa del disordine nel mondo.

Veronica Roth

In fazioni è divisa la popolazione, cromaticamente distinguibili e caratterizzate da loghi, info-grafiche e gadgets. Ci sono gli Abneganti, altruisti e remissivi, i Candidi che dicono diretta come fucilata la verità, gli Eruditi dediti al sapere e alla razionalità, i Pacifici semplicioni agricoli e gli Intrepidi che viaggiano saltando su e giù per palazzi e treni, credo siano dediti al coraggio. Naturalmente ci sono anche gli Esclusi, che non è un gruppo che si sceglie, ma lo spettro dove si può arrivare.
Il film parte mentre Beatrice, la protagonista, deve sottoporsi a un test per capire quale sia la sua vera natura, la sua Fazione per la vita. Così cominciano i casini.

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Beatrice Prior non passa bene l’esame: scopre infatti di essere Divergente, cioè non appartenente a una singola fazione. Questo è proibito, e lei è tutta un sottosopra di dubbi e decide per la fazione più tosta, gli Intrepidi, lasciando i legami di sangue e partendo per un viaggio iniziatico che sarà un salto nel buio, un balzo nell’abisso del suo “chi sono?”. Cambierà nome, pettinatura e metterà su un po’ di muscoli. Scoprirà l’arte della menzogna e si sentirà persa. Imparerà a  picchiare duro e lanciare oggetti affilati di ogni sorta. Evvai.

 Mi auguro che il pubblico possa approfittare di questa esperienza forte e intensa – ha dichiarato il regista Neil Burger – Spero che si mettano nei panni di Tris ed escano dal cinema pensando: cosa avrei fatto io? Che cosa è davvero importante per me?.

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Questo delle ragazze forti, cariche di drammi e brividi è un filone ricco ultimamente e ciò mi piace. Invadendo con allegria i generi, le penso tutte come lontane cugine di Buffy l’ammazzavampiri. Certo Buffy era un po’ più grintosa sul fronte maschi tenebrosi. Qui seguiamo un incerto susseguirsi di sguardi, respiri più o meno affannosi e arrampicate vertiginose.

La paura non ti paralizza, ti accende. A volte vorrei solo rivederlo. Vedere come ti accendi.

Tobias Four ‘Quattro’ Eaton (Theo James)

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Molto presente la paura, come luogo dove si è profondamente se stessi, come luogo dove far entrare l’altro. Addirittura come spazio pubblico, da mostrare per essere accettati. La paura come via del controllo sociale e arma del potere rientra nel filone distopico a pieno titolo. Ad incarnare l’Autorità cattiva è una glaciale Erudita Jeanine Matthews, interpretata da Kate Winslet.

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Il film è un po’ lungo, certi passaggi odorano a tratti di incongruenza,  ma risulta comunque piacevole e capace di suscitare pensiero e domande.

 Io non sono un’Abnegante. Non sono un’Intrepida. Sono una Divergente.

Beatrice ‘Tris’ Prior (Shailene Woodley)

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