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More Than Just a Teen Magazine – Come Sassy ha (indirettamente) cambiato le nostre vite

Il magico mondo della pop culture è costellato da oggetti che, ai tempi della loro produzione, erano agilmente accessibili e che, con gli anni, sono diventati rarità. In alcuni casi, quegli oggetti hanno avuto un tale impatto sull’immaginario di alcuni gruppi di persone da lasciare tracce indelebili sul ciò essi hanno elaborato in seguito.
La rivista per adolescenti Sassy è un buon esempio di questa dinamica. Fondata nel 1988 e rimasta in attività, con non pochi problemi, soltanto fino al 1994, Sassy ha raggiunto il suo status di testata di culto grazie ad una linea editoriale innovativa, accessibile e accattivante, e una redazione composta da ragazze poco più che ventenni capaci di rivolgersi alle loro lettrici adolescenti con una familiarità da sorella maggiore che ti vuole bene, ci tiene che tu faccia le tue esperienze, che ti consola quando il tuo cuore è stato spezzato e che ti consiglia un sacco di dischi assurdi.
Se penso alle riviste per adolescenti che si trovano oggi o che si trovavano dieci anni fa nelle edicole italiane, mi viene da pensare che Sassy, a confronto, risulterebbe molto più radicale e piacevole da leggere e sfogliare, nonostante l’ultimo numero abbia oggi diciott’anni.
Sassy incarnava tutto ciò che mancava a Seventeen, la rivista più letta dalle ragazze americane. Verso la fine degli anni ’80 Seventeen era ancora costellata da articoli volti a spiegare alle lettrici come apparire ordinate, graziose, simpatiche e deferenti. Lo scopo di tale lavorìo era spesso esplicitato e, per quanto insensato possa suonare ora, esso consisteva nel trovare un marito e sistemarsi. In ogni numero, come tutt’ora è riscontrabile in quasi tutte le riviste del genere, comparivano plurimi articoli dedicati a diete e consigli per diventare una ragazza magra, dall’estetica curata, ma pur sempre modesta e simile a quella di milioni di altre coetanee.
Sassy si opponeva alla mancanza di un’alternativa a riviste di questo genere. La redazione era contraria alla pubblicazione di articoli dedicati alle diete e alla presentazione di un’immagine irraggiungibile del corpo femminile. Un esempio di questa politica è rappresentato dalla scelta di non mettere modelle in copertina, ma “ragazze normali”, attrici apprezzabili e non particolarmente note (come l’allora semisconosciuta Chloë Sevigny) o altri personaggi amati dalla redazione e dalle lettrici). Il bello di Sassy è che l’orientamento femminista della redazione non ha portato ad un facile irrigidimento della linea editoriale, quanto al costante desiderio di relazionarsi con le lettrici e di discutere importanti questioni che occupano i pensieri di ogni ragazza adolescente, ma che altre riviste ignoravano. Non per niente le tre autrici più amate e seguite della redazione (Jane Pratt, Catherine Gysin e Christina Kelly) si erano rispettivamente guadagnate i nomignoli Sex, Drugs e Rock ‘n Roll, poiché questi erano i temi di cui si occupavano più spesso.

Sfortunatamente è ancora difficile reperire vecchi numeri di Sassy in formato digitale e, come dicevo sopra, le copie cartacee scarseggiano e sono molto costose. Personalmente non ho mai avuto la fortuna e il piacere di stringerne tra le mani una, eppure parte di me sente un legame abbastanza profondo nei confronti di questa rivista. In parte so che il mio sentire discende dalla convinzione che il mio mondo e la mia adolescenza sarebbero state diverse se Sassy non avesse raggiunto le edicole americane verso la fine degli anni ’80. Senza rubriche come “Cute Band Alert” e “Zine Corner”, è improbabile che tanti gruppi indie dei primi anni ’90 che tutt’ora ci spezzano il cuore e la scena fanzinara che si è accompagnata e ha contribuito alla diffusione del movimento riot grrrl avrebbero raggiunto migliaia di ragazze stanziate nelle città e le one horse town più remote degli Stati Uniti. Mi domando quali sarebbero state le implicazioni di tale assenza.
Nel libro How Sassy Changed My Life, Kara Jesella e Marisa Meltzer spiegano che, per tante donne della loro generazione, l’aver letto e amato Sassy in gioventù è una sorta di indicatore di affinità. Anche nel loro caso, quando si sono conosciute, hanno capito fin da subito di essere compatibili e di avere un sacco di gusti ed esperienze in comune, perché a monte c’era un’adolescenza passata in compagnia dell’amata rivista.
Tra i tanti meriti di Sassy, c’è poi quello di aver creato un precedente nella coltivazione di argute e piacevoli analisi critiche della cultura pop che occupa le nostre vite di tutti i giorni, aprendo così la strada a riviste meritevoli come Bitch e Bust, oltre che alla giovane webzine Rookie, che ha avuto l’aperto supporto di Jane Pratt.

A distanza di anni dalla sua chiusura, Sassy resta un modello per chiunque tenti di conciliare la diffusione nel mainstream di contenuti progressisti e talvolta scomodi con un necessario successo commerciale, oltre che per chi, come noi, è devoto celebratore della girl culture. In conclusione, voglio ricordare Sassy – la lontana, intangibile rivista che avrei amato follemente, se fosse stata presente nel mio spazio-tempo adolescenziale – con una breve lista di motivi per cui vale la pena di continuare a celebrarla:

  • la diffusione del primo capitolo del delizioso romanzo per adolescenti Girl di Blake Nelson (poi autore, tra gli altri, di Paranoid Park), che ne ha portato poi alla pubblicazione presso una grande casa editrice;
  • un singolo dei R.E.M. (una cover di Dark Globe di Syd Barrett) su flexidisc come allegato del numero di dicembre 1989 (a tal proposito, è giusto sottolineare che Michael Stipe amava molto Sassy);
  • la rubrica “Cute Band Alert, che ha dato spazio, tra le altre, a diverse band allora sconosciute o semi-sconosciute nel mainstream e nelle camerette di tantissime teenager americane. Qualche nome? Bikini Kill, Sloan, Blonde Redhead, Ween, Guided by Voices, Superchunk e Jon Spencer Blues Explosion;
  • la splendida copertina dell’aprile 1992, dedicata a Kurt Cobain e Courtney Love;
  • la posta del cuore (“Dear Boy) curata da Thurston Moore dei Sonic Youth, Beck, Mike D dei Beastie Boys, Billy Corgan e Iggy Pop, tra gli altri;
  • la celebrazione di Winona Ryder prima di qualsiasi altra rivista per adolescenti dell’epoca;
  • la diffusione di un approccio critico alla moda e al consumo, il quale veniva presentato come indissolubilmente legato ad una logica attivista e diy. Come scrivono Jesella e Metzner, il messaggio era più o meno questo:
      “Sassy single-handedly shifted the paradigm of what kinds of things were cool for a teenage girl to do; in the pages of Sassy, being a drummer or a zine publisher was way better than being on the prom committee”.

Inoltre: Zits are beauty marks, un tumblr interamente dedicato alla celebrazione di Sassy.


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