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What happens on Earth stays on Earth: parliamo di ecofemminismo

Il principio di base dell’ecofemminismo è che come l’uomo ha per secoli esercitato un diritto di proprietà sulla terra (in particolare sulla terra coltivabile), così ha esercitato un diritto di proprietà sulla donna. Ci sarebbe insomma un’equivalenza storica nel trattamento della donna e della natura, un’equivalenza segnata dal predominio e dalla violenza del maschio. L’ecofemminismo sostiene che le radici del sessismo e dell’abuso delle risorse naturali siano in qualche modo comuni, in quanto le donne, gli animali e le piante sono state — per secoli — considerate oggetti di proprietà dai soggetti dominanti. Basti pensare a come le figlie femmine siano state considerate a lungo “beni di scambio” in transazioni economiche, al pari di capi di bestiame o appezzamenti di terra.

È in prima istanza la proprietà maschile dei terreni ad aver creato il patriarcato che è innanzitutto un’istituzione capitalistica. Alcune ecofemministe sostengono che esistano delle caratteristiche biologiche comuni tra la donna e la natura, mentre altre nella loro critica sono più concentrate sulle condizioni sociali, politiche ed economiche con cui esse vengono trattate.

Se l’ecofemminismo è, principalmente, una critica ideologica che promuove l’attivismo ecologista anche con risvolti radicali (ad esempio, il vegetarianismo o il veganismo, il boicottaggio), esistono anche forme meno “militanti” come la critica ecofemminista alla letteratura, in particolar modo quella angloamericana. Ma andiamo con ordine.

Negli anni ’70 nacque, negli Stati Uniti, un approccio critico chiamato “ecocritica”. Sulla scia della nuova consapevolezza ecologista nata con la controcultura degli anni ’60, alcuni critici letterari cominciarono ad indagare la storia della letteratura dal punto di vista della natura. Scrive Cheryll Glotfelty nell’introduzione all’antologia The Ecocriticism Reader:

Ecocriticism is the study of the relationship between literature and the physical environment. Just as feminist criticism examines language and literature from a gender-conscious perspective […] ecocriticism takes an earth-centered approach to literary studies.

L’ecocritica è lo studio della relazione tra la letteratura e l’ambiente fisico. Come la critica femminista esamina il linguaggio e la letteratura da una prospettiva consapevole dei generi, così l’ecocritica utilizza un approccio orientato alla Terra negli studi letterari.

La letteratura angloamericana è intrisa di discorsi sulla natura sin dalle sue origini. Nata a metà del Seicento con l’arrivo dei cosiddetti Padri Pellegrini in Massachusetts, le sue prime manifestazioni si basano sulla descrizione dei paesaggi della “wilderness” americana. Oggi è difficile pensare al territorio incontaminato che i primi coloni incontrarono in quei luoghi: possono aiutarci le maestose praterie o le fitte foreste dei grandi Parchi Nazionali, come Yellowstone o il Grand Canyon. Il tema della “wilderness” è tipicamente americano: mai prima di allora dalla nascita della letteratura scritta, se non forse ai tempi dell’espansione dell’impero romano, l’uomo si trovò solo e impotente di fronte alla grandezza della natura.

Due Bisonti Americani nel parco nazionale di Yellowstone (Ph. Julie Larsen Maher). Il parco è protetto dal Wilderness Act, una legge introdotta dal presidente Lyndon Johnson nel 1964 per proteggere oltre 37.000 kmq di natura selvaggia incontaminata nel territorio degli Stati Uniti.

L’era coloniale: Anne Bradstreet

E qui si colloca Anne Bradstreet, prima poetessa coloniale americana di cui siano state pubblicate le opere. Giunta in Massachusetts dall’Inghilterra nel 1630, la sua opera più importante fu la raccolta di poesie The Tenth Muse. Qui Bradstreet, che era una protestante puritana, ricerca ossessivamente Dio nella natura, regalando bellissime descrizioni del paesaggio ancora incontaminato che la circonda, che per lei rappresenta il libro della rivelazione di Dio.

Anne Bradstreet è un ottimo esempio per provare ad avanzare una critica ecofemminista: la sua situazione di straordinaria eccezionalità (una donna protestante che scrive poesie in un contesto spiazzante come una colonia immersa nella natura selvaggia) e di contatto con la “wilderness” ha prodotto una scrittura che tenta anche, seppur timidamente, di mettere in discussione i ruoli di genere nel mondo della scrittura. Bradstreet non possiede l’autocoscienza di una scrittrice, ma anzi considera le sue poesie un divertimento e non un lavoro (anche perché la rigida cultura del lavoro puritana le assegnava un posto ben lontano da quello dei fasti letterari). Eppure è innegabile che la natura e la sua condizione di donna siano le colonne portanti della sua produzione.

L’era della pastorale: Emily Dickinson

Emily Dickinson (1630-1886)

Le donne scrittrici della letteratura angloamericana sono molte più di quanto si possa immaginare. Tuttavia, fino alla fine dell’Ottocento quasi nessuna ebbe la consapevolezza di esserlo. Bisognerà aspettare gli ultimi due decenni del XIX secolo per assistere al cosiddetto “risveglio” delle scrittrici americane. Se cambiano le volontà e l’autocoscienza, però, qualcosa rimane costante nel tempo nei testi delle donne scrittrici: la maggior parte di loro ha per oggetto la natura. Finito il processo di colonizzazione delle terre americane, comincia l’era della pastorale.

La natura raccontata dalle donne diventa una natura domestica e addomesticata. Il giardino, il campo di grano, talvolta il mare. È una natura pastorale anche quella di Emily Dickinson, gigante della letteratura e donna eccezionale in ogni senso. Il suo rapporto con la natura è complesso, tormentato e stratificato. La natura non è più il libro delle rivelazioni della fede puritana, ma è una sorta di vetro deformante, talvolta benevolo e talvolta impietoso, tramite cui guardare la realtà. La natura è, per Emily Dickinson, la piccola mosca che si interpone fra lei e la morte in I heard a fly buzz, when I died. Ed è il suo essere donna che le garantisce, un po’ come per Bradstreet, quel rapporto privilegiato con lei che può essere condanna ma anche delizia.

La narrazione dell’America Nativa

Le frontiere verso le quali la critica ecofemminista americana si sta concentrando negli ultimi tempi sono quelle della valorizzazione delle scrittrici afroamericane e del recupero delle narrazioni delle Native Americane. Quest’ultime, ancor più vittime dell’oppressione capitalistica del patriarcato, rimangono voci ancora inascoltate. Con l’elezione di Donald Trump, l’ecofemminismo ha ricevuto una nuova scossa di vigore, così come tutta la comunità di scholars statunitensi che si occupa di ecocritica.

Il professore dell’Università dell’Idaho Scott Slovic ha raccontato durante una conferenza all’Università degli Studi di Milano nel settembre 2017 come sin dall’inaugurazione del mandato, il forum della rivista letteraria ISLE (Interdisciplinary Studies in Literature and Environment) sia diventato una piattaforma di dialogo per ecocritici, scienziati ed ecofemministe dove ripensare un modo per comunicare l’ambiente nell’era Trump.

Quando il presidente di una delle nazioni più grandi, importanti e influenti al mondo straccia gli accordi sul clima perché nega il cambiamento climatico, è responsabilità della comunità letteraria e scientifica internazionale quella di sensibilizzare in ogni modo l’opinione pubblica. La letteratura, la poesia possono ancora cambiare le nostre vite, non solo a un livello personale e interiore. Possono essere strumenti di battaglia e contestazione, di cambiamento e di resistenza. Questa è la grande eredità non solo dell’ecofemminismo, ma di tutte le donne scrittrici che hanno popolato e continuano a popolare la storia.


Fonti:

Natura e cultura su Enciclopedia Treccani
Greg Garrard, Ecocriticism, Routledge, 2012.
Elaine Showalter, A Jury of her Peers: American women writers from Anne Bradstreet to Annie Proulx, Virago, 2009.
Conferenza “(O)nly America first, America first: Ecocriticism, Cosmopolitics and the Reign of Trump” tenuta da Scott Slovic (University of Idaho) il 28 settembre 2017 durante il convegno “24th AISNA Biennial Conference: The US and the World We Inhabit” Milano, 28-30 settembre 2017.


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