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Medioevo esemplare: Christine e la città delle dame

Seicento anni fa, cosa potevi fare se ti capitava di leggere un libro scritto da un uomo in cui venivano proposte delle tesi misogine, che dipingevano le donne come delle rincretinite di poco conto? Primo: ti complimentavi con te stessa per il fatto di aver saputo leggere quel libro, dal momento che l’alfabetizzazione era un fenomeno che riguardava prettamente i maschi. Secondo: ti indignavi. Terzo: gli rispondevi con un altro libro.

Christine de Pizan, prima scrittrice europea di professione, scrisse La città delle dame (Le livre de la citè des dames) tra il 1404 e il 1405 proprio per questo motivo.

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La città delle dame

Christine, italiana di origine (nata a Venezia nel 1365) era figlia di Tommaso di Benvenuto da Pizzano, medico e astrologo che insegnava all’Università di Bologna. All’età di quattro anni, quando il padre passò al servizio di re Carlo V, si trasferì a Parigi e il suo cognome divenne “de Pizan”.

Il fatto che il padre fosse un uomo di scienze fu per lei una fortuna, dal momento che le permise di accedere a un’educazione a tutto tondo: divorò i libri della biblioteca del re, opere di filosofia, di letteratura antica e medicina, ma soprattutto iniziò a scrivere. Inizialmente poesie, ballate. Quando rimase vedova a venticinque anni, con tre figli, decise di fare di quell’abilità scrittoria una professione.

Decine d’anni prima dell’avvento della stampa, Christine non solo scrisse a mano la sua opera, ma produsse il manoscritto: mise in piedi una sorta di officina del libro, con copisti che l’aiutavano, e autori (e autrici!) che realizzavano le miniature. Le illustrazioni dei volumi ritraevano sempre anche lei, tra i suoi libri, nel suo studio, che scriveva con la penna oca e il calamaio e aveva la stessa acconciatura, lo stesso abito. Riconoscibile.

Christine passò alla storia perché fu la prima donna a concepire sé stessa come scrittrice di professione, mestiere che la manteneva economicamente e che la rese famosa in un contesto che non era pronto ad accoglierla (in quanto donna) ma che la vide diventare una penna contesa tra i grandi di Francia dell’epoca.

Nel suo ultimo libro edito da Laterza Christine e la città delle dame, Silvia Ballestra racconta la storia di Christine in modo semplice e travolgente, con le illustrazioni dalla talentuosa Rita Petruccioli (se avete buona memoria la ricorderete perché è già passata per le nostre pagine).

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Un libro (per ragazzi/e) che racconta il libro. Ballestra parte come la stessa de Pizan nella sua opera storica dall’aneddoto che la vede leggere, dopo una dura giornata di lavoro, un libro che aveva ricevuto in prestito per svagare la mente. Il libro in questione è Lamentazioni, di Mateolo.

Non sono neanche lagne: sono maldicenze, calunnie! Cose generiche e astiose conto le donne, pagine gonfie di livore e veleno che muovono accuse a casaccio contro il genere femminile.
– Oddio che brutta roba, si dice Christine.

Le Lamentationes sono un testo anti-femminista della fine del 1200 (reso più noto da una traduzione francese fatta un secolo dopo da Jean le Fèvre), scritto da un uomo sposato che si lamenta del matrimonio, delle mogli, con altri uomini sposati. La lettura di questo testo turba Christine de Pizan e la sua alter ego ballestriana. Il turbamento è tanto più forte dal momento che Christine sa che Mateolo non è l’unico a pensarla così a proposito dell’inferiorità e della debolezza delle donne. Molti uomini di lettere, medici e predicatori si sono espressi allo stesso modo nei loro libri. Il proverbio più conosciuto in Francia citava infatti “Dio fece le donne per piangere, parlare e filare”.

Così, per guarire i suoi brutti pensieri (e quelli di tutti gli altri), scrive La città delle dame, in cui crea una roccaforte immaginaria dove le donne virtuose possano avere uno spazio di libertà e autonomia, spazio in cui possano ritrovarsi e trovare protezione rispetto alla misoginia galoppante della realtà in cui vivono. Ad aiutarla nella creazione di questa città/opera in difesa delle donne, in grado di riscattarle moralmente e intellettualmente, ci sono tre entità spirituali: donna Ragione, donna Rettitudine e donna Giustizia.

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Da sinistra: donna Ragione, donna Rettitudine e donna Giustizia

Alle tre dame, Christine esterna i suoi dubbi. Ella è infatti genuinamente intenzionata a capire il perché di quest’oppressione. Sono domande che suonano ingenue, ma a cui molti ottusi misogini risponderebbero semplicemente “Perché sì”.

“Perché molti autori differenti hanno parlato così male delle donne nei loro libri?”, “Come mai le donne non possono fare i magistrati? Perché non possono fare i giudici o gli avvocati? Hanno forse fatto qualcosa di male?” “Ci furono donne sapienti? Sembra che le arti e le scienze siano tutte degli uomini.” Per ogni dubbio, le dame raccontano di grandi donne della storia che hanno dimostrato la verità del contrario.

Semiramide, per esempio, che combattè vicino al marito Nino, e che dopo la sua morte si spinse fino in Etiopia e India, ampliando il suo regno come mai era successo prima. Semiramide che fece erigere Babilonia, riempiendola di palazzi e giardini pensili.

O le Amazzoni, ragazze forti e di grande coraggio, che spaventarono i greci costringendoli alla pace. Didone, che lasciò la sua terra d’origine caricando tutte le sue ricchezze sulla nave, senza che il cattivissimo fratello lo scoprisse e gliele sequestrasse in preda ad un abuso di potere, e che costruì il suo regno (Cartagine) dopo aver acquistato un pezzo di terra d’Africa con astuzia.

Nicostrata, che inventò l’alfabeto latino. Aracne che scoprì come tingere e tessere la lana. Panfila come ricavare seta dai bachi. Saffo lasciò versi eterni, Proba riscrisse l’opera di Virgilio.

La nobile romana Lucrezia, che si uccise dopo essere stata aggredita da Tarquinio l’Orgoglioso (suicidio non vano perché dopo lui venne cacciato e a Roma non vi furono più re), o la regina dei Galati, che tagliò la testa al comandante dei romani che l’aveva assalita.

Insieme agli esempi giungono le riflessioni, sull’importanza dell’educazione femminile fondamentale, sulla violenza sessuale da condannare assolutamente (e saranno ben vergognosi coloro che la minimizzano).

Il libro “servirà a lei e alle altre donne per essere più forti e corazzate”, sarà un aiuto per ribattere agli uomini che l’assillano e “trovare insegnamenti e idee, risposte e storie esemplari”, scrive Silvia Ballestra verso la conclusione.

Semiramide

Semiramide

Questo breve libro di 64 pagine è una splendida collezione di spiriti guida, una genealogia femminile che vuole formare le donne del futuro, facendo loro conoscere le grandi del passato. A partire da Christine, l’autrice/protagonista che è troppo troppa, un concentrato di pregio e determinazione da ammirare e venerare per tutto il resto della vita.

Ballestra, che dopo i romanzi dell’indecisa gioventù di provincia (Compleanno dell’iguana, La guerra degli Antò, La giovinezza della signorina N.N.), mi ha stupita con questo libro per piccoli lettori, riassume con abilità e freschezza le vicende di quest’opera importantissima. E Petruccioli, come dice bene la quarta di copertina, si conferma come una delle più promettenti illustratrici italiane dell’ultima generazione.

Christine e la città delle dame, 64 pagine, cartonato illustrato a colori, è uscito quest’anno per Laterza, ed è parte della bella collana di libri per ragazzi Celacanto, che vede ottimi autori italiani collaborare con illustratrici e illustratori per raccontare avventure di personaggi e popoli del passato poco conosciuti.

Per approfondire: 
Altra lettura edificante su Christine de Pizan si può trovare nel testo dello storico Alessandro Barbero, Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali.


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