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Sfatiamo un mito: anche le ragazze guardano porno

Sfatiamo un mito: anche le ragazze guardano porno

Come parlare fruttuosamente di porno, in un contesto culturale come il nostro? Questo mi chiedo, mentre di fronte ai miei occhi prendono corpo le immagini di due figurine rappresentanti la Santa e la Meretrice, personaggi i cui nomi ci sono stati attribuiti, ma la cui consistenza non ha nulla a che vedere con la tridimensionalità del nostro essere.
I due discorsi che dominano l’ambito della sessualità delle ragazze sono radicati nei nostri linguaggi, nei modi in cui ci scambiamo coloriti insulti. Mano a mano che li metto a fuoco, mi si rivelano come ostacoli.
Il primo, quello della Santa, dice che le ragazze sono diverse dai ragazzi, perché “non pensano continuamente al sesso”, perché sono più pure, interessate all’amore vero, al romanticismo. La Santa è quella che ascolta la madre apprensiva, mentre le viene spiegato che “ai ragazzi interessa solo una cosa”. La Santa è una preda.
Il secondo, quello della Meretrice, dice che le ragazze sotto sotto sono tutte delle puttanelle. Quelle che lasciano il ragazzo per mettersi con un altro. Quelle stronze che non te la vogliono dare, ma che hanno commesso l’errore di avere un corpo in tua presenza, magari anche di averti parlato o rivolto uno sguardo.

La pornografia mainstream è dominata da questa dicotomia, che si fa sintesi in una terza figura, ovvero quella della Ragazza Che Dichiarò di Non Voler Essere Scopata, Ma Che Infine Cedette e Si Fece Inondare Con Piacere Il Volto di Sperma.
Questo personaggio ricorrente è solo in apparenza dotato di complessità. “Ad un certo punto cambia idea”, dirà qualcuno, sottolineandone la coerenza con il modo di stare al mondo delle persone vere. “Sotto sotto l’aveva sempre voluto”, sosterebbe qualcun altro, onde mostrarne le doti da camaleonte.
Il problema è che quella figura rappresenta, invece, traccia di una contraddizione che pesa sulle spalle di chiunque abbia un accesso limitato a risorse informative ed educative adeguate sul sesso.

The-Knife-Full-Of-Fire-A-Film-By-Marit-Östberg

Come scrive Betty Dodson in Porn Wars:

Senza un adeguato accesso all’informazione sulla sessualità, la pornografia costituisce la fonte primaria di educazione sessuale per le ragazze. Il problema è che la pornografia più facile da reperibile è sostanzialmente intrattenimento per uomini.

Molta pornografia mainstream mostra scene che si palesano come finte e costruite proprio alla luce del fatto che chi le ha concepite intendeva rivolgersi ad un generico pubblico di uomini eterosessuali. La scarsa autenticità dello scenario rappresentato viene venduta come “fantasia” ed è così che si giustifica il ruolo strumentale assegnato alle ragazze. La fantasia non è loro. Lo sguardo è maschile, come illustrano le principali tendenze nel genere pornografico chiamato POV (Point Of View).

Il mito è che le donne non consumino pornografia. Lo si intuisce dallo stupore dei ragazzi che ti sentono trattare l’argomento in una conversazione informale, dai banner pubblicitari che accompagnano la nostra navigazione attraverso siti NSFW, dal fatto che esista un imperituro silenzio stampa sulla masturbazione femminile.

In realtà i dati mostrano uno scenario ben diverso da quello ho lungamente creduto reale a mia volta, soprattutto quando da adolescente cercavo pornografia di mio gusto e non trovavo quasi niente che mi prendesse in considerazione come spettatrice.
Secondo i ratings Nielsen/Net, ad esempio, negli Stati Uniti un terzo dei fruitori di porno è di genere femminile. Una survey del Sun condotta su un campione di più di mille individui, invece, mostra come il 66% delle donne intervistate consumi porno.

Sappiamo che l’industria pornografica è una delle poche destinate a persistere nonostante crisi economiche, fluttuazioni di mode e cicli di oscurantismo. Si tratta di un mercato enorme e altamente complesso. Scegliere di ignorarlo significa anche privarsi della possibilità di intervenire su di esso per migliorarlo.

Come scrive Erika Lust nell’agile manualetto Good Porn:

Nella nostra società domina la tendenza a trattare il porno come marginale e insignificante, a credere che non influenzi altri ambiti della nostra vita. Ma lo fa. Il porno non è semplicemente porno. È un discorso, un modo di parlare di sesso. È un modo di osservare e processare la maschilità e la femminilità. Ma questo discorso e la teoria sulla quale esso si regge sono quasi al 100% maschili (e spesso anche sessisti). Fino a tempi molto recenti, le voci femminili erano pressoché assenti, così come accadeva nel mondo della politica e del corporate business.

A partire dalla cosiddetta Second Wave femminista, sono andati fondandosi nuovi ambiti del porno concepiti e voluti da donne interessate e diffondere rappresentazioni autentiche del piacere femminile. Le attrici, le registe e le produttrici il cui lavoro è oggi identificabile con la formula “porno femminista” sono oggi un gruppo vasto e profondamente diversificato, che risponde – come ha dichiarato la regista svedese Marit Östberg – alla necessità di “creare più immagini del desiderio e dei modi di fare sesso.”

Su Soft Revolution abbiamo parlato più volte di pornografia e di sguardi femministi su quest’ambito della cultura pop. È nostra intenzione continuare a farlo aumentando la frequenza degli articoli dedicati all’argomento, proponendovi inoltre, a partire da questo mese, recensioni di film che ci sono piaciuti e approfondimenti su registe il cui lavoro merita di essere diffuso.

Vogliamo smontare insieme a voi il mito del porno come ambito riservato agli uomini.

L’invito è questo: riappropriamocene insieme.

 

Fonti:
– Betty Dodson, “Porn Wars” in The Feminist Porn Book: The Politics of Producing Pleasure, a cura di Tristan Taormino, Celine Parreñas Shimizu, Constance Penley e Mireille Miller-Young, The Feminist Press: 2012
– Erika Lust, Good Porn, Seal Press: 2010
– Ingrid Ryberg “Everytime we fuck, we win”: The Public Sphere of Queer, Feminist and Lesbian Porn as a (Safe) Space for Sexual Empowerment in The Feminist Porn Book: The Politics of Producing Pleasure, a cura di Tristan Taormino, Celine Parreñas Shimizu, Constance Penley e Mireille Miller-Young, The Feminist Press: 2012
– Internet Pornography Statistics: http://internet-filter-review.toptenreviews.com/internet-pornography-statistics.html

[Immagine: fotogramma dal video di Full of Fire dei Knife, diretto da Marit Östberg]


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  1. Elena

    1 Aprile

    Finalmente. Non smetterò mai di ringraziarvi per tutti gli innumerevoli spunti che quotidianamente mi date.

  2. Nicolas

    1 Aprile

    Bell’articolo. Apprezzatissima la citazione di Erika Lust. Spero di leggere qualcos’altro al riguardo!

  3. Datura

    1 Aprile

    A questo proposito segnalo una notizia recentissima!

    http://ilmanifesto.it/le-ragazze-si-riprendono-il-porno/

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