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Romcom intelligenti e femministe: il caso di Obvious Child

C’è stato un tempo in cui ero in grado di visionare un gran numero di commedie romantiche senza che la generale vacuità dei personaggi femminili che li abitavano mi causasse la perdita di latte dalle ginocchia. Potevo passare un paio d’ore sul divano in compagnia di una pellicola moderatamente cretina, tollerandone i dialoghi imbarazzanti e i pirotecnici lieto fine strappalacrime. Quando provavo del fastidio, formulavo le mie critiche e poi passavo oltre, dicendomi che probabilmente l’intero genere delle commedie romantiche non faceva per me. “Evidentemente sono più adatta ai thriller psicologici o alle mattonate sui denti”, brontolavo tra me e me.

Mi sono ricreduta qualche anno fa, dopo aver letto molta young adult fiction di qualità e aver al contempo iniziato a ragionare sul processo di costruzione di personaggi complessi e credibili, soprattutto quando si tratta di figure femminili.

Donna-Nellie

Tutto ha inizio con un minimo di sforzo da parte della persona che si accinge a descrivere la sua creatura immaginaria. Un tratteggio che non si appoggi ad un semplice stereotipo. La costruzione di una storia che magari non verrà approfondita, ma che contribuirà a fare di quel personaggio una persona vera, e non un semplice strumento funzionale alla narrazione.
Il genere romcom, sfortunatamente, è uno di quelli che ci ha abituat* a figure femminili prive di spessore, come nel caso delle cosiddette manic pixie dream girl, utilizzate in valanghe di sceneggiature come stampella del protagonista, spesso costruite attorno ad esso per esaltarne la sensibilità.

Nell’universo delle commedie romantiche, i personaggi femminili scritti male compaiono quasi sempre nei film che non superano il ben noto Bechdel Test. Gli indicatori vi saranno familiari: donne parlanti completamente circondate da (soli) uomini, o donne che tra di loro parlano solo di rappresentanti del genere maschile.
Il livello successivo è costituito dai film che, personalmente, trovo più fastidiosi, ovvero quelli che danno l’impressione di grande profondità, quelli celebrati dalla critica, in cui la costruzione della protagonista femminile è palese opera di una persona che nel sistema patriarcale ci sguazza con piacere. (Ebbene sì, spesso si tratta di uomini.)

Keira Knightley and Mark Ruffalo in "Begin Again"

Begin Again, un lungometraggio “musicale” dello scorso anno, con Mark Ruffalo e Keira Knightley, scritto e diretto da John Carney, può fungere da esempio. Nel film in questione, Knightley interpreta la fidanzata di un musicista di successo. Fin da subito ci viene rivelato ch’ella compone a sua volta, e che la sua abilità non è trascurabile. Ruffalo, un produttore sfigato alla ricerca di nuovi talenti, entra in scena dopo che la poveretta viene piantata dal compagno. Il rapporto tra Knightley e Ruffalo è dipinto con una lunga serie di dialoghi densi di cliché musicali, mansplaining pesante e improvvisi cambi di personalità del personaggio femminile, che passa dal non volersi far mettere i piedi in testa al cedere l’intera produzione e il concept del suo disco al nuovo amico.
Come se non bastasse, la protagonista sembra essere stata scritta (da un imbecille) per attirare i consensi di noi generiche “donne emancipate”. Ella, difatti, lascia il compagno con fermezza dopo averne constatato l’imbecillità e l’inaffidabilità. Il palco casca però nella scena in cui ella fa la conoscenza della figlia adolescente del produttore, con la quale parla esclusivamente di tecniche per sedurre ragazzi. Tra di esse, la notabile

Well, for starters, stop dressing like you’re totally easy

Un po’ di sano slut-shaming, tanto per gradire.
Di film come Begin Again è pieno il mondo, motivo per cui essere una persona femminista e appassionata di pop culture diventa non di rado una enorme sfida intellettuale (e al proprio fegato).

Grazie al cielo, non tutte le commedie romantiche sono popolate da uomini bianchi ed etero pronti a strabuzzare gli occhi di fronte ad una ragazza che, inspiegabilmente, conosce gli Smiths e i Joy Division. Munendosi di lanternino e pazienza, è possibile mettere le mani su film abitati da personaggi femminili ben scritti, i cui linguaggi ed esperienze di vita ricordano, almeno un po’, le nostre.

Un ottimo esempio che mi sento di consigliarvi è Obvious Child di Gillian Robespierre. Il film in questione è tratto dall’omonimo cortometraggio della regista americana, che nel 2009 ottenne un discreto successo nel circuito dei festival della cinematografia indipendente. Obvious Child racconta la storia di una stand-up comedian di nome Donna Stern (interpretata da Jenny Slate), la cui vita, nel momento in cui facciamo la sua conoscenza, comincia ad andare a rotoli. Piantata in modo assai sgradevole dal fidanzato, che le annuncia al contempo di aver cominciato a frequentare una delle sue amiche, Donna entra nel classico periodo di delirio/autocommiserazione/ira. Nel frattempo, scopre che la libreria presso la quale lavora sta per chiudere. Mentre sta cercando un nuovo lavoro e i problemi economici cominciano a farsi sentire, finisce a letto con un perfetto sconosciuto. Tale diversivo, non privo di risvolti assai comici, porta ad una conseguenza assai problematica, ovvero una gravidanza indesiderata.

CN_ObviousChild

Queste sono le premesse di un film che è stato descritto in diverse occasioni come “una commedia romantica sull’aborto”, ma che in realtà è nient’altro che un’ottima commedia romantica in cui succedono un sacco di cose, tra cui un aborto.
Obvious Child funziona ed è credibile perché i suoi personaggi hanno spessore: sembrano proprio delle persone vere calate in un contesto romcom. E questo non vale solo per le figure principali, ma anche quelle secondarie, come la madre della protagonista, che vediamo solo a tratti. In Obvious Child troviamo una schiera di donne che non si fanno mettere i piedi in testa, ma che non per questo vengono dipinte come degli insensibili pezzi di roccia. Quando si tratta di farsi rispettare, non c’è imbecille molesto che tenga.

Normalmente, siamo portat* ad aspettarci film in cui la ragazza che viene piantata e perde il lavoro va in pezzi o, in alternativa, reagisce come un carroarmato. Si tratta di due opzioni separate; una scelta dicotomica. In realtà sappiamo molto bene quanto più complesse siano tali esperienze di vita, e quanto stupido sia isolare una serata di ubriachezza molesta o di pianti disperati per farne indicatori caratteriali.
Obvious Child mi è piaciuto perché mostra un sacco di sfaccettature dei periodi di crisi in cui pare che ti stia crollando tutto addosso, eppure guardandolo ho riso un sacco. Ho riconosciuto me stessa e diverse persone importanti nella mia vita in una miriade di scene. Non succede spesso, come testimoniano le cisterne di latte prodotto dalle mie ginocchia, con le quali ho riempito ettari ed ettari di terreno edificabile in tutto il Nord Italia.


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  1. Paolo

    8 Dicembre

    non credo che il bechdel test sia un criterio affidabile per stabilire la “profondità” dei personaggi femminili (uomini parlano anche di donne, e le donne parlano anche di uomini e teniamo conto che in una romcom il tema è una love story)..nè che sia necessario “riconoscersi” in un personaggio per trovarlo credibile.
    Per dire: in Now you see me ci sono due personaggi femminili importanti che non si parlano mai ma non è affatto un film maschilista.
    e credo che “andare in pezzi” o “reagire come un carrarmato” siano due esempi credibili (non i soli) di come una persona può comportarsi davanti alle difficoltà.

    Molte vere o presunte “manic pixie dream girl” (termine che mi lascia perplesso, vedo comunque che questo termine non è accettato da tutti, per fortuna) siano personaggi credibili, plausibili “veri”: vedo che wikipedia indica come tali alcuni personaggi femminili riuscitissimi e interessanti, non solo la Holly di Colazione da Tiffany, o la Summer di 500 days ma anche Maggie Murdock/Anne Hathaway di Love & other drugs, una delle romcom più intelligenti e “adulte” che mi sia capitato di vedere. Nessuna di queste donne (e anche altre) può essere ridotta a “stampella” del personaggio maschile, possono esistere persone così che vivono situazioni come quelle e agiscono in quel modo.
    Non mi pronuncio sui due film di cui si parla nell’articolo perchè non li ho visti ma di romcom ne vedo parecchie e trovo personaggi femminili credibili e complessi quanto quelli maschili

  2. Micol

    10 Dicembre

    Anche secondo me Summer e` un personaggio a tutto tondo, e questo articolo lo spiega meglio di quanto farei io:
    Detto questo, non vedo l`ora di vedere questo film, sembra davvero interessante!

    http://hellogiggles.com/aspire-summer-500-days-summer

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