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Gabbie dorate: su Alessandra Moretti, “ladyl...

Gabbie dorate: su Alessandra Moretti, “ladylike” e potere politico

di Chiara Capraro

La video intervista del Corriere della Sera ad Alessandra Moretti del PD (prima parlamentare, poi eurodeputata e ora candidata alle primarie per le elezioni regionali in Veneto) non è passata inosservata. Nelle ore successive alla pubblicazione, il video ha scatenato una marea di commenti i più moderati dei quali si possono riassumere con “ha perso un’occasione per stare zitta”.

Vi consiglio di guardare il video da voi e non fermarvi solamente a leggerne le seppur ottime analisi. Mentre lo guardate, non dimenticate che Moretti ha un mandato di 300mila e rotti voti e che il lavoro che fa, assieme ad altri nel parlamento europeo, influisce sulle nostre vite di cittadin*.

Quei cinque minuti di video, come spesso accade, sono solo la punta di un iceberg, in questo caso quello del ruolo e dell’azione delle donne in politica. In Italia il numero di donne in Parlamento è cresciuto dall’11% (alla Camera) e 8% (al Senato) del 1996 fino al circa 30% (31.4% alla Camera e 29% al Senato) di oggi, superando la media mondiale di 21.8%.

Tutto questo è avvenuto in assenza di un regime di quote. Quindi pur con tanti caveat (vedi alla voce liste bloccate) il processo c’è stato. Che effetto ha avuto una maggior rappresentanza femminile in parlamento sulla politica nel nostro Paese? Più donne in politica hanno portato a un progresso verso l’uguaglianza di genere? E quali sono le strutture e i modi per concordare e implementare queste politiche?

Nel formare il suo governo quasi un anno fa, Matteo Renzi ha deciso di lasciare il Ministero per le Pari Opportunità vacante. Renzi ha dichiarato che nominare donne per metà dei ministeri (ora sono meno, dopo che Paolo Gentiloni ha sostituito Federica Mogherini agli Esteri) avrebbe fatto molto di più per la parità che un ministero.

Nella sbronza collettiva per le mise delle ministre belle e giovani, poche sono state le critiche a questa scelta, che di fatto ha paralizzato e reso inoffensivo il meccanismo che serve a coordinare l’azione politica per promuovere l’uguaglianza di genere. Infatti, il Ministero per le Pari Opportunità dovrebbe anche scrutinare, da una prospettiva di genere appunto, il lavoro degli altri ministeri. Giusto per fare un esempio pratico, i fondi messi da parte da destinare ai centri anti violenza sono bloccati da mesi perché Renzi non ha assegnato la delega alle pari opportunità.

È lecito pensare che né Moretti né le altre donne elette in Parlamento siano riuscite a fare cambiare idea a Renzi e a convincerlo che il Ministero per le Pari Opportunità ci vuole eccome. Ma ci hanno almeno provato? Ed è questo il punto.

La questione non è essere belle o brutte, depilate o con i peli. La questione riguarda la visione politica e le istanze di cui ci si fa portatrici per costruire una società più giusta per tutte e tutti. Giusto per fare degli esempi di argomenti più importanti della ceretta: un sistema di welfare adeguato al secolo in cui viviamo che contribuisca a riequilibrare i doveri di cura, la difesa e la piena attuazione della legge 194, colmare il vuoto legislativo sui diritti civili per tutt*, la lotta all’evasione fiscale e una tassazione davvero progressiva che non penalizzi chi è più povero e ridistribuisca la ricchezza.

Portare avanti queste proposte, e convincere altri a sostenerle e concretizzarle, richiede visione e intuito politico insieme a strategie e tattiche adeguate. In una parola, richiede di fare scelte. E questo ci riporta alle parole di Alessandra Moretti.

Moretti rivendica uno stile nuovo nel fare politica, diverso da quello austero di Rosy Bindi. Bindi, apparentemente capro espiatorio d’elezione per le donne non convenzionalmente attraenti, non ha mai fatto mistero delle sue posizioni politiche ed è riuscita molto efficacemente ad ostacolare progresso su fronti fondamentali quali i diritti sessuali e riproduttivi e il fine vita. Valutata in questi termini, è ed è stata una donna politica di grande successo. Le sue scelte e le sue tattiche hanno pagato.

Moretti ha scelto di usare i quasi sei minuti di un’intervista video con uno dei maggiori outlet d’informazione per solleticare il voyeurismo del pubblico, per condividere informazioni personalissime sulla sua routine igienica e domestica, per non avanzare politicamente nemmeno di un millimetro. E lo ha rivendicato come suo stile nel far politica: “uno stile ladylike, che deve piacere” vedi al minuto 3:32.

In inglese “ladylike” non significa solo femminile, come è stato tradotto in italiano, ma ha anche una valenza morale – “da signora” indica cioè consono, appropriato, che sa stare al proprio posto, che partecipa sì ma non troppo, senza minacciare lo status quo. Proprio quello di cui noi donne non abbiamo bisogno.


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  1. Paolo

    24 Novembre

    la Bindi rilasciò una pessima intervista dove diceva che le attuali ministre erano state scelte anche perchè “belle” e Moretti ha risposto in maniera altrettanto pessima.
    Farsi la ceretta o non farsela è una scelta estetica legittima che non c’entra con la politica e non deve entrare

  2. Marianna

    27 Novembre

    Spesso capita che donne in posizioni lavorative di comando mostrino caratteristiche maschili. Chiedersi perché capiti è un po’ chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina: ha raggiunto i vertici perché possedeva queste caratteristiche o si è dovuta uniformare ad un certo modello di potere maschile per poterli raggiungere?
    Mi fa imbestialire che una donna che mostra coraggio, determinazione, decisione, forza, si senta pure dire “hai le palle”, come fosse un complimento. Non ha le palle, è donna, e pur essendo donna (ma tu guarda!) può essere coraggiosa, determinata, decisa e forte.
    Quindi il buono del discorso della Moretti forse è che non necessariamente una donna in politica debba essere presa meno sul serio perché ha cura di sé.
    Dall’altro lato, il problema sorge nel momento in cui il LadyLike diventa l’ennesima gabbia di stereotipi, l’ennesimo modello di genere cui aderire (cos’è, se non son figa non merito un posto in parlamento?).
    Sarebbe bello se si prendesse davvero in considerazione la competenza e la si smettesse di falsare la valutazione in base al sesso, e al genere.

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